FABRIANO – Doppio appuntamento al Teatro Gentile a Fabriano. Si parte con la Form che questa sera, alle 21, esegue il Progetto Brahms – piano concerto n.1. Il concerto, realizzato in collaborazione con Marche Concerti, è inserito nel progetto Suoni per la rinascita, nell’ambito del progetto MarcheInVita. Lo spettacolo dal vivo per la rinascita dal sisma. Il concerto di Brahms viene introdotto dalla Prima Sinfonia di Beethoven, straordinario debutto del genio tedesco nel genere sinfonico all’insegna del dinamismo e della caratterizzazione espressiva. A dirigere la FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana in questa emozionante serata di musica, il Maestro Manlio Benzi.
Il secondo appuntamento
Lunedì 20 dicembre su iniziativa del Comune di Fabriano con l’AMAT e con il sostegno di Fondazione Cariverona appuntamento al Teatro Gentile di Fabriano alle ore 20.30 con Rec: All I need is love, esito del laboratorio condotto da Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani con gli studenti del Liceo Scientifico Volterra di Fabriano e a seguire alle ore 21.30 Gianni, spettacolo ispirato alla voce di Gianni Pampanini di e con Caroline Baglioni, regia di Michelangelo Bellani, progetto vincitore del Premio Scenario per Ustica 2015, Premio In-Box Blu 2016 e Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2017. Tre audiocassette, incise a metà degli anni ’80 e ritrovate vent’anni dopo, diventano il materiale di un’opera teatrale, Gianni, trascrizione fedele di un testamento sonoro lasciato da Gianni Pampanini, zio di Caroline.
«Ci siamo a lungo interrogati – affermano gli autori dello spettacolo – sul perché Gianni avesse inciso quei nastri. Per lasciare un segno del suo passaggio? Per riascoltarsi e scoprire che c’era nell’abisso? Per superare la paura di vivere? La sua voce è un flusso di coscienza, ironico, intelligente, drammatico, commovente che si muove a picchi infiniti fra voglia di vivere e desiderio di finire con uguale forza e disperazione. Ma la vera potenza del suo linguaggio sta in come ci conduce inevitabilmente dentro ciascuna delle nostre esistenze per renderci conto, in fin dei conti, che tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo sentiti “Gianni”».