JESI – Cittadinanza onoraria al capitano Ultimo, a proporla è Matteo Baleani di Jesiamo. Ma c’è chi storce il naso.
«Domani mattina, 27 febbraio, il locale gruppo di Agende Rosse – fanno sapere i promotori della protesta – sarà presente al Consiglio Comunale di Jesi, durante il quale un consigliere di maggioranza presenterà una mozione per conferire la cittadinanza onoraria a Sergio De Caprio, meglio conosciuto come (già Capitano) “Ultimo”. Con la nostra presenza manifesteremo tutte le nostre riserve e ribadiremo all’Amministrazione la richiesta di ritirare/revocare la mozione. Invitiamo anche la cittadinanza a essere presente in aula a partire dalle ore 12 circa, vista l’importanza della questione che verrà trattata».
Come Movimento Agende Rosse, spiegano, «abbiamo infatti già esposto e documentato ufficialmente all’amministrazione comunale tutti i fatti che evidenziano le numerose, gravi e ancora attuali ombre su “Ultimo”, denunciate da anni ma che solo una minima parte della stampa (ad es. “AntimafiaDuemila”) ha ripreso, diffuso e condiviso. Ci sono tuttavia alcuni episodi per cui “Ultimo” ha già subito dei processi e per i quali potrebbe subirne anche un altro, che gettano forti ombre sul suo operato e su quello del ROS dei Carabinieri di Palermo e Messina degli anni ’92-‘93: la mancata perquisizione del covo di Riina successivamente al suo arresto (15.01.1993) e la mancata cattura del boss latitante Benedetto Santapaola (con il rischio di uccidere l’incensurato ventiquattrenne Fortunato Imbesi) a Terme Vigliatore, in provincia di Messina, il 6 aprile 1993. Per tale secondo episodio, per il quale “Ultimo” veniva sentito nel processo di appello “Mori Obinu” relativo alla mancata cattura di Bernardo Provenzano, la Corte di Appello di Palermo ha trasmesso alla Procura di Palermo le sue dichiarazioni “per le valutazioni in ordine alla sussistenza del reato di falsa testimonianza”».
Per quanto “Ultimo” non sia stato condannato nei processi che ha subito, proseguono i detrattori, «riteniamo che si dovrebbero ben valutare le ombre che ancora aleggiano su di lui e sui fatti in cui fu coinvolto, che il medesimo -pure contattato dal Movimento Agende Rosse- non ha mai voluto chiarire, e per i quali nel processo “trattativa stato-mafia” (dove era chiamato come testimone e indagato di reato connesso, ovvero falsa testimonianza per i fatti di Terme Vigliatore) si è avvalso della facoltà di non rispondere».