FABRIANO – Vertenza JP Industries di Fabriano il tempo scorre, la tagliola del 31 dicembre, giorno di scadenza dell’ennesimo anno di utilizzo della cassa integrazione, si avvicina e da Roma tutto tace.
Il tavolo al ministero dello Sviluppo economico non viene convocato e il rischio di una nuova ecatombe occupazionale, si avvicina. Il segretario della Fiom di Ancona Pierpaolo Pullini, responsabile del territorio di Fabriano, e il segretario generale della Fiom Marche Tiziano Beldomenico, tornano a sollecitare una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti in questa vertenza industriale e occupazionale.
«Per salvaguardare l’occupazione è necessario che ognuno faccia la propria parte», l’incipit della nota sindacale che punta il riflettore sul destino dei circa 620 dipendenti fra Marche e Umbria della newco, che fa capo all’imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli, e che ha acquistato il comparto bianco della ex Ardo, costituito dai siti produttivi di Fabriano, Santa Maria e Maragone, e da quello umbro di Gaifana.
«La Fiom di Ancona esprime preoccupazione per lo stallo che si è creato nella vertenza JP Industries. A pochi giorni dalla scadenza dei termini del concordato, di cui confidiamo si verifichi la proroga, ed in questa direzione ci si sta adoperando, non ci sono ancora informazioni riguardo il piano che l’azienda si era impegnata a presentare, in tempi celeri, nell’incontro dello scorso ottobre».
La richiesta di concordato scade a fine mese e, salvo sorprese dell’ultima ora, i tempi dovrebbero essere prorogati, ma ancora non si ha l’ufficialità in merito da parte dei giudici della sezione Fallimentare del Tribunale di Ancona.
Altra problematica legata a scadenze imminenti. «A poche settimane dalla scadenza degli ammortizzatori sociali, non è ancora arrivata alcuna risposta da parte del Mise per la convocazione del tavolo di crisi, per discutere e definire anche gli strumenti per salvaguardare l’occupazione, partendo dal presupposto che l’unica strada percorribile è quella di ammortizzatori sociali conservativi in continuità con gli strumenti utilizzati fino a oggi». La Fiom di Ancona ritiene «non praticabile qualsiasi percorso che possa mettere in competizione tra loro le lavoratrici e i lavoratori, ritenendo che qualsiasi soluzione debba prevedere il mantenimento di tutti i livelli occupazionali e la sostenibilità sociale dell’eventuale piano aziendale», si conclude la nota.