Ancona-Osimo

Anche Fisac e Cgil contro la chiusura degli sportelli Ubi nelle Marche

In regione dovrebbero chiudere 2 filiali e 15 minisportelli, mentre per 19 agenzie si prevede la trasformazione in minisportelli, per un totale di 36 interventi. Protesta il sindacato: «La nostra regione dovrà ancora pagare il prezzo di "cure dimagranti" decise altrove e senza curarsi della loro sostenibilità? Il limite è già stato superato». L'istituto di credito ha garantito che la riorganizzazione non avrà ripercussioni in termini di perdita di posti di lavoro

Il centro direzionale di Fontedamo di Ubi Banca
Jesi, il centro direzionale di Fontedamo di Ubi Banca

Dopo l’intervento dell’assessore regionale Moreno Pieroni e del gruppo consiliare Lista Uniti per le Marche contro la chiusura di filiali e minisportelli Ubi in regione, si alzano altre voci contrarie al Transformation Plan e al Piano Sportelli 2019 annunciato nei giorni scorsi a Bergamo dal gruppo bancario ai rappresentanti dei lavoratori. Un piano che prevede per l’intero territorio nazionale la chiusura di 76 strutture tra filiali e minisportelli, e che interesserà 6 filiali e 18 minisportelli nella Macro Area Territoriale Marche e Abruzzo; nello stesso piano si prevede che nei prossimi mesi alcune filiali saranno riqualificate in minisportelli, strutture adibite alle sole operazioni di cassa.

Nel dettaglio sulle 5 provincie della nostra regione, dovrebbero chiudere 2 filiali e 15 minisportelli, mentre per 19 filiali si prevede la trasformazione in minisportelli, per un totale di 36 interventi (48 complessivamente nella Mat Marche Abruzzo).

Ora si sono schierati contro il taglio delle filiali le segreterie regionali della CGIL e della FISAC CGIL, che in un comunicato si dicono «fortemente preoccupati nel vedere questo stillicidio di tagli dei servizi bancari nel territorio» e temono «le pesanti ripercussioni che questo e possibili ulteriori piani di smantellamento ventilati possano avere sui livelli occupazionali del settore e dell’indotto collegato».

Il sindacato riporta i dati forniti dal bollettino della Banca d’Italia di giugno 2019, secondo cui nel 2018 il numero degli sportelli in regione è sceso da 904 a 844 unità (-6,6% nel 2018, -10,7% nel 2017). Per effetto delle chiusure di sportelli il numero di comuni bancari è sceso nel 2018 da 195 a 190. I 5 comuni rimasti senza dipendenze bancarie sono ricompresi nel cratere del terremoto. Dal 2009 il calo degli sportelli totale è stato del 31,7%. Gli occupati nel settore bancario, anche per effetto della riorganizzazione della rete delle filiali, sono ancora diminuiti (-4,8% nel 2018 e -15,4% nel 2017); dal 2015 sono calati di oltre il 20%, in misura nettamente superiore a quanto avvenuto nel Paese (-8,1%).»

La riduzione di sportelli continuerà, secondo Cgil e Fisac, anche nel corso del 2019: «alcuni giorni fa anche MPS ha annunciato nuove chiusure. Ma ovvio che l’entità più rilevante di questo processo per le Marche avviene in Ubi Banca che, dopo le chiusure avvenute due anni fa in occasione della incorporazione di Banca Adriatica (già Nuova Banca Marche), in data 11/7/2019 ha comunicato che altri 20 sportelli verranno chiusi nel territorio. Una scelta aziendale, questa, che smentisce le intenzioni industriali dichiarate nei mesi precedenti, di attenzione e vicinanza al territorio. Proprio in un momento in cui i servizi alla clientela vengono rincarati, talvolta con motivazioni stravaganti, ecco che la scure dei tagli ai presidi territoriali si abbatte nuovamente, con nuovi disagi alle popolazioni marchigiane».

Ubi ha garantito che la riorganizzazione non avrà ripercussioni in termini di perdita di posti di lavoro, ma secondo il sindacato – «il taglio delle filiali coinvolgerà comunque almeno 200 lavoratori marchigiani. Già nel recente passato Ubi, smentendo le intese sottoscritte in sede di incorporazione della ex BdM in Ubi, aveva smantellato in poche settimane un Polo di eccellenza informatica a Macerata, di circa 100 lavoratori con specifiche specializzazioni, costretti a migrare dal proprio territorio o ad abbandonare le proprie competenze professionali. Il tutto in un territorio ancora “ferito” dal terremoto del 2016 e che stenta ancora a ripartire. Tra l’altro oltre al trend negativo degli occupati del settore nelle Marche, continuano a diminuire i prestiti bancari complessivi, nel 2018 del dello 0,3% (con una diminuzione del 10% dai livelli del 2008), ciò mentre esiste un rafforzamento positivo nel resto d’Italia».