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Elica: 400 esuberi, chiusura stabilimento Cerreto e delocalizzazioni

I sindacati di categoria promettono azioni di protesta nelle prossime ore. «A conti fatti, si passerà da una produzione di circa 1.400.000 cappe all’anno, a meno di 400mila»

Sede uffici di Elica a Fabriano
La sede degli uffici di Elica a Fabriano

FABRIANO – 400 esuberi su 560 dipendenti complessivi, 70% di produzioni attualmente in Italia, delocalizzate. Elica Spa, multinazionale di Fabriano leader mondiale nel settore delle cappe aspiranti, ha comunicato oggi, 31 marzo, alle rappresentanze sindacali di Fim-Fiom-Uilm il nuovo assetto organizzativo necessario per garantire la continuità aziendale dell’intero Gruppo. E si tratta di un vero e proprio choc, come viene definito dagli stessi sindacati.

La riorganizzazione, in linea con il piano industriale 2021-2023, prevede per l’area Cooking Italia la trasformazione del sito produttivo di Mergo nell’hub alto di gamma, il trasferimento delle linee produttive a maggiore standardizzazione nello stabilimento di Jelcz-Laskowice in Polonia e l’integrazione nel plant di Mergo dell’attività oggi realizzata nel sito di Cerreto D’Esi. Tale riorganizzazione, che terrà conto delle attuali normative sul blocco dei licenziamenti nel settore manifatturiero, prevede un impatto occupazionale complessivo di circa 400 persone negli stabilimenti di Mergo e Cerreto. «Questa dolorosa scelta servirà a salvaguardare la strategicità e la centralità dei siti di Fabriano e di Mergo e consentirà di mantenere il cuore e la testa del Gruppo nelle Marche», commentano con nota ufficiale dall’azienda evidenziando come questa «difficile decisione si è resa necessaria poiché l’andamento profondamente negativo dell’entity italiana compromette la competitività sul mercato dei prodotti del Gruppo e quindi la sopravvivenza dello stesso».

Elica, a partire dal 2016, ha investito in Italia circa 45 milioni di euro nella divisione Cooking registrando una perdita operativa complessiva di 21,5 milioni di euro solo negli ultimi cinque anni. «Nemmeno il costante ricorso all’ammortizzatore sociale e la sottoscrizione di importanti accordi condivisi con le organizzazioni sindacali sono riusciti a mitigare questa scelta. Tale situazione impone quindi l’improcrastinabile decisione di riorganizzare l’area Cooking Italia, rivedendo il suo footprint industriale, condizione necessaria a salvaguardare il futuro del Gruppo». L’azienda si impegna a gestire l’impatto occupazionale «mediante l’analisi di tutte le soluzioni sociali e gli strumenti disponibili che saranno definiti, auspicabilmente, di concerto con le organizzazioni sindacali, le parti sociali e gli organi istituzionali», si conclude la nota.

I rappresentanti di Fim-Fiom-Uilm sono pronti alle barricate. «L’azienda prevede la delocalizzazione del 70% delle produzioni attualmente in Italia. Dodici anni di riorganizzazioni non sono serviti a niente e a oggi le strategie aziendali, che si continuano a perseguire, si sono dimostrate fallimentari. L’annuncio odierno con 400 esuberi su 560 dipendenti complessivi fra Fabriano, Mergo e Cerreto D’Esi, vale a dire ben oltre il 70%, smentisce tutti gli impegni presi con le organizzazioni sindacali negli ultimi mesi. A conti fatti, se il piano sarà implementato si passerà da una produzione di circa 1.400.000 cappe all’anno, a meno di 400mila», il primo commento dei sindacati che annunciano presto iniziative di protesta con il coinvolgimento di tutti i lavoratori di Elica che hanno incrociato le braccia appena saputa la notizia del piano aziendale.