BARCELLONA- La pandemia avanza in tutta Europa. Tra i paesi più flagellati dall’infezione da coronavirus c’è la Spagna. Il paese iberico, alla fine di una settimana quanto mai critica che l’ha vista superare il milione di casi di coronavirus, ha dichiarato lo stato d’emergenza per i prossimi sette mesi. Una misura estrema per arginare una situazione definita senza mezzi termini dal premier Pedro Sanchez «grave». Il capo di Governo ha illustrato le nuove misure anti-Covid in diretta televisiva annunciando il tanto temuto coprifuoco notturno (dalle 23 alle 6) in tutta la Spagna, tranne che alle Canarie, e la chiusura dei propri confini.
La misura riguardante la chiusura delle saracinesche per la verità era già stata adottata con una settimana di anticipo da alcune metropoli francesi e tedesche. La sensazione è che, a fronte di una situazione analoga o addirittura peggiore rispetto alle altre nazioni del vecchio continente, le autorità spagnole abbiano scelto la via più drastica con un certo ritardo. Le regole comunque resteranno in vigore per quindici giorni, ma l’intenzione del governo di Madrid è quella di prorogarle fino al 9 maggio. Una proposta, ha detto molto chiaramente il premier, che sarà portata subito in parlamento per essere discussa e votata.
Al riguardo, noi di CentroPagina, per avere un punto di vista privilegiato e diretto su quanto sta succedendo a Barcellona, abbiamo intervistato il marchigiano Marco Pachiega, ostrense doc, ma residente in Spagna oramai da quasi sei anni dove ha lavorato nell’ambito del turismo come istruttore sportivo. «Due attività che sono state le prime a chiudere e che riapriranno al 100% per ultime. Al momento non ho un lavoro come molti».
L’onda lunga del coronavirus continua la sua avanzata: la Spagna è diventa il primo paese europeo a superare il milione di contagi. Quale è la situazione odierna a Barcellona? C’è timore o la situazione è presa in maniera ancora leggera?
«La situazione attuale non è per nulla facile. Dal 19 di ottobre tutti i bar e ristoranti hanno dovuto chiudere i battenti per 15 giorni salvo quelli che offrono il servizio a domicilio. I continui contagi stanno facendo innalzare lo stato di allerta tanto che da questo fine settimana è entrato in vigore il coprifuoco. La situazione non è stata mai presa alla leggera, qua le mascherine sono state rese obbligatorie in strada già da mesi ben prima che in Italia. A quanto pare però questa misura non sembra essere efficace, viste le statistiche».
La nuova ordinanza che impone la chiusura totale dalla mezzanotte alle sei di mattina sarà sufficiente per fermare l’avanzata dei contagi in Spagna? Come reagiranno i cittadini spagnoli a questa nuova stretta? «Non ho abbastanza conoscenza in materia per capire se il provvedimento sarà efficace e no. I dati esposti dalle testate giornalistiche o dai notiziari cambiano continuamente. Sicuramente i cittadini si stanno stancando di misure così drastiche soprattutto in termini di economia e lavoro. Nel paese La Floresta, nei pressi di Sant Gugat del Vallès, alcuni cittadini hanno protestato di fronte all’ingresso del centro medico locale in quanto sembra sia stato temporaneamente chiuso. Gli stessi interventi chirurgici, esami clinici non urgenti sono stati messi in stand-by a causa della mobilizzazione del personale medico e per evitare ulteriori contagi. Barcellona è una citta totalmente turistica. Negozi, ristoranti, alberghi non stanno ricevendo clienti. Chiudere ulteriormente per 15 giorni le attività di ristorazione sta ponendo a durissima prova le risorse economiche e umane degli imprenditori i quali hanno già investito molto per adeguarsi alle misure sanitarie per il COVID».
Quale è la percezione che si ha della situazione dell’Italia da Barcellona? Come vengono visti i Dpcm adottati dal Governo italiano?
«Non seguo in prima linea le restrizioni che vengono intraprese in Italia. Ovviamente ciò che si decide in Italia fa eco in tutto il mondo. Alla fine fu il primo paese ad essere stato contagiato in Europa. Sicuramente fino a poco fa sembrava che la situazione fosse sotto controllo. A quanto pare è stato solo momentaneo o forse facendo più test risultano più positivi rispetto all’inizio. Le statistiche spesso danno un’idea erronea della situazione»