PESARO – È una sentenza che segna un’importante vittoria nella lotta per l’affermazione dell’equo compenso. È quella del Tar delle Marche che ha accolto il ricorso degli Ordini dei commercialisti ed esperti contabili di Pesaro e Urbino e di Ancona contro la Provincia di Macerata che, ad ottobre 2018, aveva pubblicato un annuncio per candidati alla nomina di “sindaco unico” dell’organo di controllo di una società in house dell’ente locale.
Duemila euro all’anno, il compenso indicato nell’avviso pubblico. Un compenso illecito, come rilevato subito dai due ordini, perché al di sotto dei minimi tariffari. Secondo i parametri del D.M. 140 del 2012, la somma da corrispondere avrebbe dovuto essere di almeno 7 mila euro. Non solo. La Provincia di Macerata non avrebbe rispettato la disciplina dell’equo compenso (172 del 2017) che impone ai contraenti forti, tra cui anche la pubblica amministrazione, di corrispondere ai professionisti un compenso commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto. I commercialisti pesaresi e dorici hanno così promosso ricorso (assistiti dagli avvocati Stefano Francia e Andrea Galvani) contro l’avviso pubblico dell’ente di Macerata davanti al tribunale amministrativo regionale, il quale ha dato loro ragione.
«Si tratta di una sentenza molto significativa ed importante non solo per la nostra categoria – commenta il presidente dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Pesaro e Urbino, Paolo Balestieri – ma per le professioni intellettuali in genere, che si trovano così legittimate a richiedere l’applicazione del principio dell’adeguatezza del compenso proporzionato alla quantità e alla qualità dell’opera prestata e al decoro della professione. Quello che vorrei specificare, tuttavia, è che la nostra non è una battaglia volta a preservare meri interessi economici di categoria, bensì di un’attività rivolta alla tutela della qualità delle prestazioni intellettuali che molto spesso non vengono valorizzate come meriterebbero, soprattutto nei rapporti con i contraenti cosiddetti “forti” come le pubbliche amministrazioni nell’ambito di convenzioni predisposte unilateralmente dalle stesse».
Per Stefano Coppola, presidente dell’Odc di Ancona, «la sentenza è l’affermazione di un principio generale: il lavoro deve essere tutelato e la professionalità è un valore importante. È grave che professionisti accettino compensi bassi. Ci devono essere dei parametri e questi parametri vanno rispettati».
Plauso allo stop del Tar ai compensi ridotti, oltre che all’azione promossa dai due ordini, arriva anche dal presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani: «Siamo di fronte a una sentenza estremamente importante, che ci auguriamo possa essere da sprone per una rapida e piena approvazione dell’equo compenso per i professionisti italiani, colmando il vuoto apertosi anni fa con la dannosa eliminazione delle tariffe minime».