PESARO – A Pesaro sono in 52 e manifesteranno in piazza del Popolo il loro disappunto per l’esternalizzazione pensata dal Gruppo Ubi Banca. Appuntamento venerdì 13 settembre alle 8,45.
«I lavoratori scendono in piazza per manifestare la totale contrarietà all’operazione di esternalizzazione – dicono Cgil, Cisl e Uil – Un’operazione priva di logiche economiche e commerciali che mettono solo a rischio la tenuta occupazionale. Il gruppo intende esternalizzare, mediante la procedura di cessione di ramo d’azienda, singole lavorazioni, non correlate tra loro, relative a procedure che restano all’interno della Banca e che sono classificate come funzioni operative importanti. Tanto che queste lavorazioni esternalizzate dovranno essere riacquistate dal gruppo Ubi. Viene quindi creata una nuova società (non del settore bancario) appositamente costituita per gestire le lavorazioni e il personale che uscirà dalla Banca e che opererà esclusivamente su commesse del gruppo».
La questione è tecnica e spinosa. Prova a fare chiarezza Egidio Valletta della Cisl: «Non ci saranno ricadute sull’occupazione, nè sul trattamento economico, ma cambierà la tipologia di contratto. Non afferirà più a quello bancario nazionale e questo ci preoccupa molto perché in futuro potrebbero esserci delle ripercussioni negative. Per questo scendiamo in piazza».
I sindacati continuano. «Quando Ubi chiuderà la commessa, finisce il lavoro. E non parliamo di tempi chissà quanto lontani perché a breve vedrà importanti aggregazioni per potenziare la propria presenza sui mercati. Il gruppo Ubi è un’azienda solida, che fa utili e che assume giovani. È normale, anzi ottimale, che l’azienda si rinnovi, si rafforzi ed abbia progetti ambiziosi. Non va assolutamente bene che ne paghino le conseguenze i lavoratori. C’è di più. Nel Settore bancario abbiamo strumenti come il fondo esuberi, finanziato dalle Banche e dai lavoratori che permettono, senza pesare sulle tasche dei contribuenti, di accompagnare alla pensione i lavoratori, oppure le giornate di solidarietà in parte a carico dei lavoratori per contenere i costi del personale. Sono strumenti che nascono dalla contrattazione nazionale e che poi trovano applicazione nelle aziende bancarie grazie ad appositi accordi come l’accordo firmato in Ubi. Accordo oggi disatteso da questa arbitraria scelta di esternalizzazione di attività e di personale».