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Everesting, 75 km in 28 ore no-stop di corsa in salita: un’impresa mondiale per due jesini

Paola Quattrini e Michele Vescovo hanno tentato e centrato la sfida sportiva, rientrando tra i 19 italiani capaci di tanto (appena 200 gli intrepidi in tutto il mondo). Ci hanno raccontato com'è stato

Paola Quattrini e Michele Vescovo

JESI – Si chiama “Everesting” non a caso: consiste nel percorrere il dislivello di 8.884 metri, l’altezza cioè del monte Everest, in un percorso di trail-running da ripetere più volte in montagna, salita e discesa, in un’unica sessione no-stop senza pause. Un’impresa sportiva che in Italia hanno finora tentato in 19, appena 200 in tutto il mondo. E da oggi, anche due jesini rientrano nell’albo d’oro dei coraggiosi capaci di cimentarsi dell’Everesting.

Paola Quattrini e Michele Vescovo

Si tratta di Paola Quattrini (44 anni) e Michele Vescovo (38), entrambi appassionati di montagna, scalate, sport, corsa e arrampicate. Iscritti al gruppo sportivo Giannino Pieralisi di Jesi nel settore atletica, hanno sperimentato il trail-running in maniera indipendente da circa due anni, correndo in salita su Sibillini, Gran Sasso, Marmolada. Tanta fatica ma alla fine ce l’hanno fatta, missione compiuta sabato 11 luglio. E ora ce la raccontano con (legittima) soddisfazione.

«Ebbene sì – commenta l’impresa Paola Quattrini – abbiamo fatto da Fonte Avellana alla croce del Monte Catria, un tratto da 4 chilometri e 1000 metri di dislivello positivo, ripetuto 9 volte, per un totale di quasi 75 chilometri percorsi da ognuno. È stato come scalare l’Everest a casa nostra! Ventotto ore continuative in due paia di scarpe gemelle. Insomma quando volere è potere, quando la passione (o forse la follia?) va oltre ciò che pensiamo di poter essere in grado di raggiungere: nessun limite, nessuna scorciatoia. Everesting è una sfida internazionale, diventata anche la nostra».

Una sfida che, come raccontano, è nata così. Improvvisata dal giovedì al sabato senza alcuna preparazione speciale ma solo con la voglia di conquistare quegli 8.884 metri di dislivello positivo come ci si trovasse veramente a scalare il re delle montagne. «Notte e giorno, alba e tramonto, sole, nebbia, vento e pioggia, tutto in 28 ore no-stop senza fermarsi – spiega ancora Paola Quattrini – percorrendo per 9 volte il tratto che da Fonte Avellana porta alla croce del Monte Catria, una salita di 1000 metri di dislivello positivo concentrati in poco più di 4 chilometri».

Paola Quattrini e Michele Vescovo durante la loro impresa “Everesting”

Una grande fatica, senza assistenza, che trova però la ricompensa più grande al traguardo. «La difficoltà maggiore è il tanto tempo da passare in piedi, in attività, senza fermarsi e senza poter contare su aiuti esterni o staff di assistenza come nelle gare, qui eravamo da soli ad affrontare tutto, sia a livello organizzativo (l’orologio che doveva sempre funzionare per inviare i dati tramite gps all’organizzazione, un cellulare sempre carico per qualsiasi emergenza, la lampada frontale sempre accesa perché di sera è buio pesto, il cambio di abbigliamento per fronteggiare i cambi di temperatura che si abbassava anche di 15 gradi). La fatica è stata pienamente ripagata dal traguardo raggiunto, il sorriso per la soddisfazione di vedere sul Gps quel 9.000 che sembrava irraggiungibile! Una vista meravigliosa poi dalla vetta, che incornicia il mare da un lato e i colori del tramonto dall’altro, sembrava uno scorcio di infinito».

Per Paola la passione per la montagna è nata con le camminate d’estate, mentre per Michele con lo sci. «Poi ci siamo cimentati con gare attorno ai 20-25 chilometri fino ai 100 chilometri di trail-running – dicono -, la più lunga è stata quella in Toscana, il “Trail del cinghiale” di 100 chilometri a Palazzuolo Sul Senio, vicino Firenze. Abbiamo saltato la sfida del Monte Bianco, la “Tor de Géants” che si sarebbe dovuta svolgere in Valle d’Aosta a settembre, perché è stata annullata a causa del Covid. Ma siamo già pronti a una nuova sfida: il trail-running sul Monte Rosa (oltre 4.400 metri) verso metà agosto».