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Fabriano: Aree di rispetto venatorio non per la caccia al cinghiale, l’allarme della Lac Marche

All'interno delle Aree di Rispetto Venatorio istituite dagli Ambiti territoriali di caccia per incrementare le specie stanziali in esse presenti, come la lepre, il fagiano o la starna, vige per questi il divieto di caccia, ma ciò non vale per gli ungulati

Il cartello per l'area di caccia regolamentata (foto di repertorio)

FABRIANO – Aree di rispetto venatorio in centri abitati a Fabriano dove è però possibile cacciare i cinghiali, l’allarme sicurezza lanciato dal delegato Lac Marche, Danilo Baldini.

«Probabilmente vi sarà capitato di osservare, nelle periferie ad Ovest e a Sud-Est di Fabriano o nelle frazioni di Melano e Cancelli, dei cartelli affissi di colore giallo con su scritto: “Area di rispetto – caccia regolamentata”. Questi cartelli delimitano le cosiddette Aree di Rispetto Venatorio istituite dagli Ambiti territoriali di caccia per incrementare le specie stanziali in esse presenti, come la lepre, il fagiano o la starna, quindi con il divieto ci cacciarli. Ma ciò non vale per gli ungulati, ossia cervidi e cinghiale. Nel Comune ci sono ben quattro Aree: Civita, Fabriano, Melano e Cancelli e ricoprono una superficie di oltre 1.000 ettari», scrive Baldini.

Considerando che sono zone che al loro interno includono anche interi quartieri della città, «permettere che in queste aree così densamente abitate venga praticata la caccia al cinghiale, anche nella micidiale forma della “braccata”, che notoriamente è la forma più pericolosa di caccia, a causa della grande gittata delle armi utilizzate – con la canna rigata oltre 4,5 chilometri – e per le decine e decine di cacciatori impiegati, è veramente una pazzia. Poi non ci si deve sorprendere e non ci può lamentare se durante l’attività venatoria, soprattutto nel corso delle famigerate “braccate” al cinghiale, avvengano incidenti di caccia, spesso mortali e che questi non riguardino solo i diretti interessati, ossia i cacciatori», continua la nota della Lac Marche.

L’appello. «In caso ci fosse, nei paraggi delle vostre abitazioni o proprietà, una battuta di caccia al cinghiale, vi consigliamo di chiedere all’Ambito territoriali di caccia AN2, i nomi dei capisquadra e dei vice delle squadre di cacciatori che esercitano in quella zona e di diffidarli alle Autorità competenti al rispetto della Legge vigente».

Inoltre, come Lac, «chiediamo che venga finalmente discussa e approvata la Proposta di Legge n. 113/17 del consigliere Bisonni, attualmente dimenticata in un cassetto della II Commissione e che prevede di aumentare fino a 300 metri la distanza di caccia da immobili, fabbricati e stabili adibiti ad abitazione e/o a posto di lavoro, come anche da linee ferroviarie, da strade carrozzabili e da macchine operatrici agricole in funzione».