FABRIANO – Reduce da due vittorie casalinghe consecutive, la Ristopro Fabriano torna a viaggiare. E lo farà domani – sabato 27 gennaio (ore 20.30) – nell’anticipo della quarta giornata di ritorno di serie B sul parquet di Giulianova, formazione che, a quota 16 punti, precede di due sole lunghezze il team cartaio.
Sfida delicata, insomma, perché un eventuale “aggancio” potrebbe rappresentare un crocevia importante nella stagione della Ristopro Fabriano. Ma, certo, spuntarla al PalaCastrum abruzzese non sarà per niente facile.
All’andata – il 22 ottobre scorso – la squadra fabrianese vinse 79-73 una bella partita contro i giuliesi, ma rappresentò anche l’inizio dei “guai” per il bomber Fabrizio Gialloreto, che nei primi minuti del match si fece male al dito medio della mano sinistra, cosa che “a caldo” non gli impedì di restare sul parquet e segnare 20 punti, ma da lì in poi ha in parte “viziato” la stagione del fromboliere biancoblù. Il quale, comunque, pur essendosi sottoposto a due interventi, non ha saltato nessuna partita, segnando 15,1 punti con 3,8 assist di media finora.
L’ormai tradizionale “caffè con” del venerdì mattina, insomma, lo abbiamo preso insieme a Gialloreto, una bella chiacchierata – come si dice – a trecentosessanta gradi.
Allora Fabrizio, tre mesi dopo quel fastidioso infortunio, avvenuto proprio nel match di andata contro Giulianova, come sta ora il “ditone”?
«Un po’ meglio, domenica scorsa ho giocato per la prima volta senza il tutore, ho riacquistato maggiore sensibilità e spero di ritrovare presto piena confidenza».
Quanto ha influito questo problema al dito sulle tue prestazioni, nelle quattordici partite successive all’infortunio?
«Molto, visto che praticamente non ho potuto contare sull’uso di un dito… Ho fatto due operazioni per il distaccamento di un tendine, una a fine ottobre e una a inizio dicembre, ho sempre giocato, ma con un po’ di timore sui contatti e, ovviamente, con meno sensibilità nel trattamento della palla visto che avevo un tutore».
Certo, per un tiratore, non avere la piena disponibilità di tutti i polpastrelli deve essere stato un bel problema…
«Penso che ciò abbia influito sulla percentuale al tiro da tre (scesa al 29%, dopo il 46% risalente a prima dell’infortunio, nda). Ho cercato di rendermi utile anche in altre situazioni, come in difesa e negli assist, ma, certo, per un tiratore è importante non perdere fiducia nel tiro. E, per riuscirci, l’unica medicina è continuare a provare. Per dire, domenica scorsa, dopo aver sbagliato sei tiri da tre, ho messo quello decisivo a un minuto dalla fine. Ora, incrociando le dita, spero di aver risolto questo problema al dito e di ritornare a tutti gli effetti quello di prima».
Allora guardiamo avanti: domani si va a Giulianova per tentare l’aggancio in classifica… Che squadra troverete?
«Un team che ha lo stesso profilo dell’andata, quindi gioco aggressivo e fatto di pressione, con la novità di due innesti, il lungo Locci e l’esperto Gallerini, che è tornato a giocare dopo aver iniziato la stagione da assistente allenatore (ceduti, invece, l’ala Di Diomede e il lungo Bertocchi, nda)».
Quale potrebbe essere una chiave per spuntarla?
«Cercare di abbassare il ritmo, mettendoli in difficoltà a ragionare a metà campo. Penso che sia una squadra del nostro livello. Come del resto penso che, a parte San Severo, Recanati a Bisceglie decisamente superiori, tutte le altre squadre del gruppone alle loro spalle siano più o meno sullo stesso piano».
Fabrizio, visto che ci siamo, ci racconti un po’ di te? Nato a Chieti, ruolo guardia, classe 1987, altezza centimetri 187… E poi?
«Ho iniziato a giocare nel settore giovanile della mia città, la Pallacanestro Chieti, poi a 14 anni ho lasciato casa per andare nel vivaio della Virtus Siena, dove sono rimasto due anni raggiungendo le finali nazionali e vincendo lo scudetto juniores. Poi sono tornato a Chieti, perché la società cittadina stava dando il via ad un ben progetto che, con l’obiettivo di partire dalla serie C, voleva raggiungere la serie A2 e voleva che ne facessi parte. E’ stata una grande cavalcata con quattro promozioni, incrociando il parquet anche con la Spider Fabriano nella finale del 2011 in cui la spuntammo per 2-1 contro il team di coach Giordani, che forse era la squadra che giocava meglio quell’anno, ma noi eravamo davvero una corazzata, altrettanto ben allenata da Sorgentone. E’ stato davvero bello, una fortuna, poter vincere così tanti campionati con la squadra della mia città. Poi, ho seguito coach Sorgentone ad Ortona e anche lì abbiamo ottenuto una promozione in B».
Ricorre spesso il nome di coach Domenico Sorgentone, nei tuoi racconti: quanto è stato importante per te questo allenatore?
«Per me lui è stato un punto di riferimento fondamentale. Anzi lo è tuttora, a livello cestistico e non. Conosce il basket come pochi altri in Italia. Ha conquistato dodici promozioni in carriera. Ha la grande capacità di infondere fiducia nei giocatori e io, avendolo avuto da giovane, ne ho tratto grandi insegnamenti».
Fino allo scorso campionato, dunque, eri ad Ortona. Che cosa ti ha spinto a lasciare il tuo Abruzzo per venire a Fabriano?
«Io credo che per un giocatore del nostro livello, almeno una volta nella vita si debba provare a giocare in una piazza storica per il basket, al di là dei risultati. Così a luglio, quando si è verificata la proposta di venire qui, con il mio procuratore abbiamo considerato: la società è neopromossa, c’è entusiasmo, la società è solida, perché non firmare? Ed eccomi qua».
E dopo cinque mesi a Fabriano, sei soddisfatto della scelta fatta?
«E’ il posto adatto a me. Sapevo dell’entusiasmo, ma non mi aspettavo tutta questa passione per il gioco del basket, così tanta gente… è sempre più raro trovarla oggi, soprattutto in un campionato di B».
Fabrizio Gialloreto fuori dal parquet… Cosa ci racconti di te?
«Sono un tipo molto razionale, mi piace programmare ogni cosa, forse troppo. So che il basket è una cosa temporanea, che dà a un giocatore tante soddisfazioni, ma ha pur sempre davanti un muro: quello dell’età, dell’inevitabile calo fisico, del fine carriera. Per cui io penso che se non hai costruito niente prima, poi potresti trovarti in difficoltà. Per questo mentre giocavo a Chieti mi sono laureato in Economia Aziendale all’Università di Pescara e poi ho preso un mandato assicurativo che, grazia alla sua flessibilità, può essere svolto come lavoro parallelo all’attività cestistica. Poi chissà, in futuro potrebbe diventare la mia attività principale».
Sei un ragazzo, come si dice, con la “testa sulle spalle”?
«Il fatto è che secondo me non si può vivere alla giornata, guardando ad un palmo dal proprio naso. Ed è quello che spesso consiglio ai compagni più giovani: non pensare giorno per giorno, ma allargare la visione nel lungo periodo, in progetti a lunga scadenza».
Sei ancora giovane e avrai sicuramente diversi altri anni da giocatore davanti, poi, un pensiero ad allenare ce l’hai mai fatto?
«Non è nelle mie aspirazioni. Un ruolo all’interno di una società magari sì, ma ad allenare non mi ci vedo».
Interessi, tempo libero, altre curiosità?
«Mi piace conoscere le persone, stringere rapporti, ad esempio nel campionato che disputiamo sono un attento conoscitore di tutto e di tutti. Essendo, poi, il mio settore, leggo e mi interesso di economia mondiale e di mercati. Guardo le serie tv e le commedie italiane, quelle classiche, tipo con Verdone e Sordi, senza le quali non saremmo usciti vivi dalla trasferta di nove ore in pullman fino a Nardò… Sono fidanzato con Francesca e ci sposeremo il primo di luglio di quest’anno».
Per concludere, Fabrizio, ritorniamo al basket e alla tua Ristopro Fabriano in particolare: quali prospettive per questa seconda parte di campionato?
«Con l’arrivo di Marsili siamo più grossi sotto canestro e quindi più tranquilli. Mi dispiace per l’infortunio accorso a Monacelli appena arrivato, un vero peccato, perché poteva darci una bella mano anche lui. Mi auguro che torni disponibile prima possibile. Siamo a quattro punti dalla zona play-off e, per come è strutturato il calendario da qui alla fine della fase regolare di campionato, siamo padroni del nostro destino. Le motivazioni, in questo senso, sono forti. A cominciare da domani a Giulianova».