FABRIANO – Taglio del nastro, oggi 21 gennaio, per il centro culturale islamico di via Cavallotti a Fabriano. Insieme al presidente dell’associazione che gestirà la struttura, Kader Mekri, il vescovo della diocesi Fabriano-Matelica, mons. Stefano Russo, il sindaco di Fabriano, Giancarlo Sagramola, i rappresentanti delle Forze dell’ordine cittadine e l’ex primo cittadino, Roberto Sorci.
Prima del tradizionale taglio del nastro, il Vescovo e il Sindaco – secondo un benaugurante rito islamico – hanno bevuto un succo di frutta e mangiato un dattero. Segnali di integrazione e fratellanza di una struttura dove non ci sarà spazio solo per la religione, ma anche per corsi di lingua e doposcuola per bambini. «La nostra attività – ha affermato Kaber Mekri – si autofinanzia con le donazioni dei tesserati. Chi frequenta il centro deve rispettare le regole e se ci accorgiamo che qualcuno non lo farà saremo i primi ad intervenire. Vogliamo far capire che la cultura arabo-islamica non ha nulla a che fare con gli estremismi tristemente noti».
Il primo cittadino, a tratti emozionato, ha invitato i responsabili del centro «a non sentirsi sotto esame. Fabriano sta modificandosi e non è più la città dormitorio di un tempo con diverse attività ricreative e di svago che hanno aperto. Fabriano cambia, il mondo cambia: viviamo in una società sempre più multiculturale, dove i muri non risolvono i problemi. Accolgo con piacere l’arrivo di un centro ricreativo che, magari, contrasterà anche l’isolazionismo di chi si barrica dietro un computer o uno smartphone. Del resto questa è un’attività che è nata rispettando le regole urbanistiche, ma anche quelle di democrazia e convivenza».
Un messaggio di integrazione e accoglienza rivolto ai presenti anche dal Vescovo Russo. «La mia presenza qui è il segno della volontà di seguire la linea del dialogo e della conoscenza reciproca. A Fabriano siamo ormai abituata alla convivenza tra persone di nazionalità diversa e per questo è giusto lavorare insieme per il bene comune. Le religioni e l’appartenenza ad una fede non devono essere un ostacolo, bensì uno stimolo in favore della collaborazione».
Da domani, dunque, sarà a pieno regime quello che i responsabili ci tengono ad etichettare come un centro culturale a tutti gli effetti e non una moschea, per la quale invece servono autorizzazioni specifiche anche a livello prettamente urbanistico. Per una maggiore trasparenza, sono stati gli stessi soci dell’associazione – al momento circa una cinquantina – a fornire alle Forze dell’ordine le proprie generalità. Massima collaborazione, dunque, con istituzioni, polizia e carabinieri. Tra le iniziative in cantiere la scuola di italiano, inglese e francese e la possibilità di attivare un servizio educativo per bambini con educatori e volontari. Previsto anche uno sportello di ascolto.