FABRIANO – «Preoccupazione». Questo il messaggio che si evince dalla nota unitaria delle segreterie nazionali dei sindacati di categoria Slc-Cgil, Filste-Cisl, Uilcom-Uil e Rsu dei vari stabilimenti, Fabriano compresi, a distanza di pochi giorni dall’incontro avuto a Verona con l’Amministratore Delegato del Gruppo Fedrigoni Marco Nespolo.
Quest’ultimo ha informato le parti sociali come sia intenzione dei proprietari Fondo Usa Bain Capital crescere anche per linee esterne con ulteriori acquisizioni, alcune delle quali potrebbero essere ufficializzate nel mese di settembre. Quindi, ha illustrato i risultati produttivi ed economici relativi all’anno 2018, che hanno visto un incremento dei volumi, dei ricavi e che hanno generato, malgrado un costo aumentato della materia prima cellulosa, un Ebtda di 137milioni di euro con un +12% di consolidato. Il trend positivo è continuato anche nel primo quarter che fa segnare un +8% nelle vendite e un +14% di Ebit.
«Malgrado questi risultati positivi, il calo dei volumi è oggi evidente e quindi oltre a programmare fermate collettive più lunghe di quelle previste, non si è potuto escludere se l’andamento rimane questo, anche il ricorso ad ammortizzatori sociali. Nel frattempo, dove possibile, si è sospeso anche il ciclo continuo, come il caso di Fabriano», evidenziano i sindacati. Questo perché non è intenzione della proprietà, produrre per il magazzino, ma anzi di farlo solo per vendite avvenute.
Nella sua relazione, Nespolo ha confermato che l’obiettivo del Gruppo è quello di diventare leader nel mondo nella produzione di carte speciali per packaging, etichette, stampa, ologrammi e carte di sicurezza, chiarendo che Fedrigoni si sta affermando in un mercato difficile, confermato dai buoni risultati ottenuti nel primo semestre del 2019, soprattutto nei segmenti delle etichette e delle carte speciali.
Discorso a parte che preoccupa non poco le Segreterie nazionali è quello che riguarda il comparto cosiddetto della Carta Moneta che vive un periodo di sofferenza dovuto al fatto che l’acquisizione di ordinativi attraverso le gare è molto più difficile perché spesso si incappa in problemi di natura politica coi vari Governi o banche centrali che poco hanno a vedere con linee di natura commerciale.
In tale ottica, l’azienda ha sottolineato che con le manovre fatte e le intese trovate a livello locale in particolare nella zona Marche, sopperirà al forte calo in questa area fino alla fine dell’anno, «ma allo stato attuale desta forte preoccupazione il carico a oggi inesistente per l’anno 2020 ed ha quindi comunicato che se non si troveranno commesse con una marginalità positiva si potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di cedere alcuni asset non ritenuti core business e cioè appunto la divisione banconote e sicurezza. A tale proposito, è stato affidato un mandato esplorativo a una società di consulenza apposita per cercare e ricevere eventuali proposte di acquisizione».
Tale eventuale cessione del settore della stampa di banconote, coinvolgerebbe molte risorse nello stabilimento di Fabriano, a Vetralla, l’unico del gruppo dedicato alla realizzazione sia degli Euro sia delle valute straniere. «Inoltre ha comunicato le manifestazioni di interesse ricevute da altri operatori per possibili joint venture o partnership nel comparto sicurezza relativo alle banconote, dando mandato a un soggetto terzo di raccogliere tali richieste per valutare eventuali sinergie con l’obiettivo della salvaguardia dei posti di lavoro». Si vocifera possano esserci già due interessamenti di aziende europee.
Questo stato dell’arte, secondo le parti sociali, «è dovuto anche al mancato ricambio di manager a livello locale, che ha determinato timori tra i lavoratori che hanno fatto scaturire voci incontrollate, situazione questa che va affrontata in tempi brevi, riprendendo quel dialogo che non è mai mancato nel gruppo Fedrigoni e che è stato sinonimo di ottime relazioni industriali rivelandosi un valore aggiunto nella soluzione dei problemi». I sindacati hanno sottolineato, infine, «che verrà prestata molta attenzione al percorso di costruzione del piano industriale con l’obiettivo di salvaguardare il perimetro occupazionale e le conoscenze professionali al fine di garantire la competitività del gruppo in un’ottica tendente allo sviluppo degli storici brand che sono patrimonio dell’industria italiana».