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Fabriano: flashmob ad Ancona per lanciare proposte salva comparto elettrodomestico

Ad organizzarlo, la Fiom di Ancona nella mattinata di oggi, 16 gennaio, nell’ambito del percorso ‘Marcia per la dignità del lavoro’ con circa 150 partecipanti

Il flashmob

ANCONA – Un flashmob sotto la Prefettura di Ancona per chiedere un cambio di passo per salvaguardare il comparto dell’elettrodomestico in Italia che, nelle Marche, significa in larga parte, il distretto produttivo di Fabriano. Ad organizzarlo, la Fiom di Ancona nella mattinata di oggi, 16 gennaio, nell’ambito del percorso ‘Marcia per la dignità del lavoro’ con circa 150 partecipanti. «Siamo in presenza di una crisi strutturale del settore dell’elettrodomestico che dura ormai da più di 18 mesi e che vede un 2024 ancora in peggioramento: assordante il silenzio del Governo ed incomprensibile l’assenza della discussione dall’agenda politica. Nell’entroterra si rischia un ulteriore avanzamento del processo di desertificazione industriale, se non si interverrà subito con adeguate politiche industriali», le parole di Pierpaolo Pullini, componente della segreteria provinciale della Fiom, nonché responsabile del distretto fabrianese.

Il momento finale dell’iniziativa

Le proposte

Alcune proposte vengono lanciate attraverso un documento consegnato in Prefettura. «È necessario costituire un vero e proprio “network” dell’elettrodomestico per accompagnare la transizione ecologica e digitale perché continuare a produrre in Italia, a determinate condizioni, è possibile», prosegue Pullini. Per conseguire questi obiettivi, «è necessario introdurre un sistema di payback di breve/medio periodo, nella logica di incentivazione degli investimenti in digitalizzazione; Potenziare la fibra perché tutto si baserà sulla connessione di dati, attraverso l’intelligenza artificiale: si migliora ciò che si misura ed intercettare difettosità all’origine ed averne visione in tempo reale, permette di recuperare una parte importante di costi; Creare le Lighthose, impianti produttivi digitalizzati per ricercare ed innovare in una logica di evoluzione continua; riqualificare l’indotto (supply chain e value chain) che deve diventare connesso e digitale, effettuando del reshoring dell’industria 4.0 e 5.0, i cui prodotti vengono realizzati in altre parti del mondo: riconvertire il territorio (es. produzione di robotica) e sviluppando cablaggi e riadattamenti di software in loco». Saranno quindi necessari, «percorsi formativi di altro profilo, incentivando le staffette generazionali e creando bacini di professionalità da stabilizzare, anche con il rapporto Regione/Università; Utilizzare contratti di solidarietà espansivi per preservare i posti di lavoro fintanto che il network andrà a regime, ragionando di redistribuire la ricchezza prodotta dalla I.A. anche attraverso riduzione di orario di lavoro a parità di salario; Incentivare la sostituzione degli elettrodomestici ed in particolare delle cappe aspiranti la cui vita, nelle abitazioni degli italiani, ha una media ormai di 15 anni. La sostituzione incentivata dovrà riguardare esclusivamente i prodotti green con massimi efficientamenti energetici, il così detto “alto di gamma”, asset in cui le imprese marginano e che viene di solito prodotto in Italia, per l’alto valore intrinseco. Questo porterebbe un impatto positivo per tutti: per il pianeta, per le tasche delle famiglie e per le aziende che non avrebbero alibi per delocalizzare, ma sarebbero incentivate a rimanere a produrre in un sistema Italia 4.0 e 5.0 anche l’elettrodomestico». Con questa proposta, la Fiom di Ancona chiede che venga aperto al più presto, un dialogo con tutte le parti per costruire e condividere soluzioni industriali a difesa del lavoro.

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