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Inclusione sociale, Laboratorio 10 compie un anno

Il progetto, nato a Fabriano, è volto a migliorare la qualità della vita delle persone disabili e coinvolge più di 20 persone. Lanciata una raccolta fondi per «ridisegnare i servizi sociali tenendo a mente creatività e concretezza», spiega il Presidente

FABRIANO – Un anno di Laboratorio 10 a Fabriano. L’iniziativa, volta a migliorare la qualità della vita delle persone disabili e delle loro famiglie, fa capo alla Cooperativa Castelvecchio Service. Al momento, sono più di 20 le persone alle quali si cerca di dare il massimo dell’autonomia possibile attraverso una serie di iniziative. Per proseguire in questa meritoria iniziativa, si è pensato come regalo di compleanno di lanciare una campagna di raccolta fondi che si concluderà il prossimo 8 gennaio 2020.

Marco Salari, presidente della Cooperativa Castelvecchio, cos’è Laboratorio 10?
«Il progetto Laboratorio 10 è partito un anno fa con la ristrutturazione di un immobile comunale esistente e con i primi laboratori. La vittoria di un Bando – Welfare famiglie – della Fondazione CariVerona ci ha permesso l’avvio di questo progetto che è prima di tutto innovativo. L’innovazione si sviluppa su due costanti: la metodologia e la struttura. Per la metodologia, abbiamo inserito all’interno di Laboratorio 10 alcune delle caratteristiche dei servizi già esistenti. Ne abbiamo preso il meglio e vi abbiamo aggiunto due ingredienti: flessibilità e personalizzazione. Da questo mix, nasce l’innovazione metodologica di Laboratorio 10. A questo, aggiungiamo l’innovazione della struttura, ovvero la forza della rete. Lo diciamo spesso, ma la differenza è che siamo riusciti a mettere insieme più di 20 partner, pubblici, privati, associazioni, istituzioni, professionisti del settore sociale. Ogni partner ha contribuito a “dare il la” per strutturare il progetto. Attraverso un confronto costante come i tavoli tecnici».

Avete promosso un report, condotto da un’azienda specializzata nel settore sociale e partner importante del progetto, la SocialNet, analizzando i bisogni delle famiglie con disabili sul territorio, attraverso questionari indirizzati a 30 famiglie e un percorso di 4 focus group.
«I risultati sono interessanti, e ci danno due indicazioni importanti. La prima, è che il valore di Laboratorio 10 è stato anche migliorare la qualità di vita familiare, dei genitori. La seconda è che Laboratorio10 si inserisce in un momento delicato e importantissimo, ovvero l’uscita dalle scuole secondarie. È una fascia importante, dove diventa fondamentale dare un percorso di autonomia ai ragazzi. Se c’è infatti una zona che resta scoperta negli attuali servizi del settore sociale, è proprio quella dell’uscita dal percorso scolastico dei ragazzi, che però non sono ancora pronti per il mondo lavorativo. Noi vogliamo agire qui e promuovere la maggiore autonomia possibile. In questo modo possiamo diminuire l’impatto sociale ed economico che l’assistenza ai disabili ha sul welfare territoriale offrendo contemporaneamente maggiori risposte e possibilità a ragazzi e famiglie».

Cosa volete fare adesso?
«Vogliamo uscire dalle mura di Laboratorio 10 e lavorare su un’integrazione in tutti i settori, dallo sport al lavoro, dal mondo delle associazioni alle aziende. Stiamo poi lanciando il progetto di un forno, Forno 10, idea nata proprio dai ragazzi, e dalla passione che hanno sviluppato verso il mondo della cucina e della pasticceria in particolare. Infine, desideriamo essere un volano per ridisegnare i servizi sociali tenendo bene a mente la creatività e la concretezza. Creatività perché serve pensare in modo diverso ed innovativo i servizi del settore sociale; allo stesso tempo concretezza, perché vanno rispettati i ruoli di ciascun ente/partner coinvolto e essere consapevoli che le risorse sono limitate».