FABRIANO – Dichiarata fallita la Indelfab di Fabriano, ex JP Industries. Questa la decisione del tribunale di Ancona, sezione Fallimentare, attraverso il giudice delegato Giuliana Filippello che, quindi, ha rigettato la richiesta di concordato liquidatorio presentato il 30 settembre scorso e fissando l’udienza per il 18 marzo del prossimo anno. Nominati anche i tre curatori fallimentari: Simona Romagnoli, Sabrina Salati e Luca Cortellucci.
Per i lavoratori, attualmente in cassa integrazione per cessazione fino al prossimo 15 maggio, con ulteriori possibili sei mesi di proroga, si apre il baratro del licenziamento. Vale a dire, l’apertura della procedura di mobilità con due anni di Naspi per l’intera forza lavoro: 294 a Fabriano (3 quadri, 27 impiegati, 264 operai di cui 90 lavoratori nello stabilimento del Maragone e 204 in quello di Santa Maria) e 272 a Gaifana in Umbria (11 impiegati e 261 operai).
Il giudice della sezione Fallimentare del Tribunale di Ancona, Giuliana Filippello, potrebbe aver contribuito a scrivere la parola “fine” su una delle vertenze più lunghe che riguardano il distretto economico di Fabriano. La JP Industries, newco dell’imprenditore cerretese Giovanni Porcarelli, aveva acquistato il comparto bianco della ex Antonio Merloni nel 2012 costituito dai siti di Fabriano: Santa Maria e Maragone, e quello umbro di Gaifana, riassumendo 700 lavoratori, equamente distribuiti su Marche e Umbria.
Azienda che, di fatto, non è mai stata operativa a pieno regime, ma in cui si è lavorato per brevissimi periodi. Il sostegno al reddito dei lavoratori è stato sempre garantito dal ricorso alla cassa integrazione, nell’ultimo anno anche con causale Covid. Ammortizzatore sociale che ora copre i lavoratori, causale per cessazione attività, fino al 15 maggio prossimo, anche se è possibile chiedere un’ulteriore proroga per altri sei mesi.
L’imprenditore Giovanni Porcarelli, nel corso di tutti questi lunghi anni, ha aperto ben due procedure di mobilità. La prima nel luglio del 2016 per oltre il 50% della forza lavoro dell’epoca. Salvo, poi, ritirarla ufficialmente nei primi giorni di agosto, dietro rassicurazioni in merito di prosecuzione dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e di fondi destinati alla JP Industries dall’Accordo di programma per le aree colpite dalla crisi della Antonio Merloni.
Nonostante ciò la produzione non è mai partita pienamente. L’ultimo anno è stato vissuto sulle montagne russe. Prima, la domanda di concordato con annesso un piano concordatario, poi ritirato, in cui erano previsti, fra l’altro, ben 343 esuberi sui 584 dipendenti a oggi rimasti. Quindi a fine giugno, il cambio di nome da JP Industries a Indelfab, “Industrie elettrodomestiche fabrianesi” e il 3 luglio la messa in liquidazione dell’azienda. Si attendeva la nomina dei commissari da parte della sezione Fallimentare del Tribunale di Ancona e la probabile nuova domanda di concordato. E invece, la doccia gelata dell’apertura della procedura di mobilità per tutti i dipendenti il 19 agosto scorso. Procedura ritirata nell’ottobre scorso.
Poi, l’ufficializzazione della presentazione, il 30 settembre, di richiesta di concordato liquidatorio. Il 20 novembre scorso, il Giudice ha rigettato questa richiesta, evidentemente perché non accompagnata da un credibile e serio pieno di rientro del debito, dichiarando il fallimento che oggi, primo dicembre, è divenuto ufficiale con la nomina dei tre curatori fallimentari.
Ora, il rischio concreto di una nuova ecatombe occupazionale per i lavoratori di Fabriano e di Gaifana che potrebbero mantenere la cassa integrazione, come si augurano i sindacati di categoria, e solo dopo essere licenziati e, quindi, andare in Naspi per due anni.
«È stata pubblicata nel pomeriggio la sentenza del tribunale di Ancona sezione Fallimentare con cui viene sancito il fallimento della Indelfab di Fabriano. È una notizia disastrosa per le lavoratrici, i lavoratori ed il territorio tutto, nel momento in cui si stava cercando di costruire percorsi per il rilancio e la salvaguardia occupazionale. Anziché agire in maniera unilaterale, l’azienda avrebbe dovuto confrontarsi con le organizzazioni sindacali e condividere il percorso, nell’interesse delle persone. Dopo aver respinto il concordato ad inizio anno, anche questa nuova istanza della Indelfab viene rigettata, a dimostrazione che le scelte fatte non erano quelle corrette, come da noi più volte dichiarato. La Fiom fa appello a tutte le Istituzioni affinché le lavoratrici e i lavoratori non siano lasciati soli, a cominciare dalla possibilità di utilizzo di tutta la cassa per cessazione. Se veramente esistono progetti o proposte, è il momento di renderle esplicite, ora», il commento di Pierpaolo Pullini della segreteria Fiom Ancona e responsabile per il distretto economico di Fabriano.