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La giunta di Gian Pietro Simonetti fa boom

L'opinion leader di Fabriano ha realizzato un video ironico, ma non troppo, in vista delle elezioni comunali di Fabriano fissate per l'11 giugno prossimo. Oltre 5.000 visualizzazioni e tanti sospiri di sollievo quando si è capito che la sua discesa in campo non era vera

Una veduta di Fabriano
Una veduta di Fabriano

FABRIANO – Ha fatto boom come spesso e volentieri gli capita ogni volta che posta qualche commento su Facebook o realizza video dissacranti, ma che inevitabilmente fanno riflettere. E tutto ciò è accaduto, puntualmente, il 2 aprile scorso per l’annuncio della sua discesa in campo come candidato a sindaco di Fabriano.

 

Gian Pietro Simonetti

Gian Pietro Simonetti, oltre 5mila visualizzazioni per il suo video su Facebook in cui “scende in campo” e, soprattutto, annuncia la “Giunta”, come giudica questi numeri?

«Ho giocato sull’ambiguità perché il primo aprile poteva essere usato per rendere verosimile ciò che non era vero perché ho sempre escluso qualsiasi partecipazione diretta in questa tornata elettorale. E questo ha inciso sui numeri, perché il tempismo e la freschezza dei contenuti sono sempre decisivi quando si fanno azioni mediatiche. La seconda ragione è che ho fatto montare un pò di attesa che è un elemento fondamentale del marketing e della comunicazione nei social. Da ultimo c’è da dire che tra blog e Facebook la mia presenza è costante da cinque anni e negli ambienti virtuali la reputazione non si conquista solo con i contenuti e con le reti di rapporti ma stando sul pezzo, non con le assenze moraliste di certi politici rimasti all’arte rupestre. Inoltre credo di incarnare anche fisicamente un contrasto che funziona: un’immagine da orso burbero accompagnata da un’insopprimibile visione ludica e giocosa del mondo».

Alla fine del video, sono stati più i sospiri di sollievo o le risate amare, ma sincere?
«I sospiri di sollievo non sono in grado di quantificarli anche se in certi ambienti il sospetto di una mia candidatura ha girato. Le risate amare sono state molte perché il messaggio di fondo è arrivato con chiarezza: il vero pesce d’aprile non è il mio video ma sono le cosiddette liste ufficiali e questa movida insulsa di candidati che vanno e che vengono. Aver nominato assessori tre popolari pupazzi era solo uno modo per proporre un pensiero serio, essere un pò come lo specchio che dice alla cattiva Grimilde che una cosa inanimata è più bella e sensata dei molti bipedi che sbracciano nella nostra città».

Lei è riconosciuto, da amici e nemici, come un opinion leader, quindi non mi lascio sfuggire l’occasione: come si stanno muovendo i candidati a sindaco?
«Per adesso non mi pare di vedere una grande cinetica elettorale. Per la prima volta, da un pò di anni a questa parte, le elezioni comunali si svolgono senza la copertura pedagogica di Spacca, di Casoli, di Maria Paola Merloni. L’effetto è quello di uno spaesamento generale che sconfina in format e atteggiamenti in cui prevale un misto di comicità, di fare ingenuo e di gusto per lo spettacolo trasteverino. È un contesto che avrebbe meritato un Trilussa affacciato alla finestra. Per ora, al massimo della crisi economica e sociale corrisponde il massimo della superficialità politica e comportamentale. Stiamo diventando una terra del tramonto, una comunità di nichilisti in cui ogni sorgente è inaridita. Dobbiamo iniziare a coltivare una preoccupazione di sistema ed essere più esigenti».

Aveva scritto che non si sarebbe occupato di questa campagna elettorale, perché?
«Confermo. Non me ne occupo nel senso che non inseguo il sottobosco e il retroscena, il giorno per giorno della cronaca, le discese ardite e poi le risalite dei nomi che si rincorrono senza uno straccio di disegno politico e amministrativo».

Eppure, non ha resistito, ed ha deciso di entrare a gamba tesa in questa prima caotica fase di campagna elettorale, come mai?
«La gamba tesa è solo un richiamo ai partiti a dare sostanza alla lotta politica: 5000 disoccupati, una grande azienda sparita, decine di terzisti buttati nell’armadio dei cani, milioni di euro di risparmi bruciati in poche ore, un calo demografico che spaventa. Questi problemi meritano palle, orecchie e visione. In qualsiasi altro modo lo avessi detto sarebbe risultato moralistico e quindi inaccettabile. E allora ho usato tre pupazzi come metafora di un bisogno diffuso e credo che chi ha visto il video ne abbia colto pienamente il senso».

Come sarà Fabriano il giorno dopo il voto?
«Sarà come adesso perché un voto comunale deve sedimentare e produrre un clima. Chiunque vinca dovrà porsi il problema di intervenire sull’atteggiamento e la mentalità dei fabrianesi e di non dividere, come sempre, tra sommersi e salvati. Abbiamo cervelli di livello 0.1 in un mondo che parla di 4.0. È questo l’elemento che mi spaventa più che la vittoria di Balducci o di Santarelli».