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Da Fabriano a L’Aquila: ecco l’incredibile impresa di Federica e Alberto in horsebike

Sono marchigiani i due avventurieri che hanno percorso circa 250 chilometri tra cavallo e bicicletta, dalle Marche all'Abruzzo. Il racconto

Federica e Alberto Vitali in partenza da Fabriano (foto per loro gentile concessione)
Federica e Alberto Vitali in partenza da Fabriano (foto per loro gentile concessione)

FABRIANO- L’incredibile viaggio in horsebike di Federica e Alberto. Sono marchigiani i due avventurieri che hanno percorso circa 250 chilometri tra cavallo e bicicletta, dalle Marche all’Abruzzo. Di recente, i due fabrianesi, Federica di Pietro e Alberto Vitali (lui originario di Firenze ma fabrianese d’adozione), sono tornati a casa dopo aver fatto la Fabriano-L’Aquila in sette giorni.

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L’arrivo a L’Aquila (foto per loro gentile concessione)

«Si tratta di un viaggio che ho intrapreso a cavallo insieme a un’altra ragazza, Lisa. Con noi, c’era anche Alberto, che invece era in sella alla sua mountain bike», spiega di Pietro. Lei e Alberto sono compagni di vita da più di venti anni e abitano insieme al figlio Marco nelle campagne di Fabriano, con tanto di cavalli. Entrambi lavorano alla Whirlpool.

Federica, perché avete deciso di intraprendere questa avventura?
«In primavera abbiamo iniziato a pianificare il viaggio e a definire il percorso, in questo caso il Cammino delle Terre Mutate, da Fabriano a L’Aquila. Un itinerario che copre tutta l’area del centro Italia devastata dai recenti sismi».

Prosegua…
«Abbiamo adattato il Cammino delle Terre Mutate in modo che fosse possibile avere dei ˊpunti tappaˊ che potessero accogliere i cavalli in adeguate strutture, come maneggi, agriturismi e via dicendo. E questa è stata la prima grande difficoltà, perché in molti luoghi non esistevano strutture adatte alle nostre esigenze. Nel tratto Accumoli-Amatrice, i sentieri sono stati resi pressoché impraticabili dal sisma, non è stato facile percorrerli. Fortunatamente, Alberto, in mountain bike, ha percorso la tappa in senso opposto ed ha avvertito le amazzoni in tempo per cambiare percorso, anche se questo prevedeva un lungo tratto di asfalto. Il viaggio è stato davvero emozionante, non solo per la bellezza dei luoghi. È stato toccante vedere i tragici segni lasciati dal terremoto del 1997, del 2007 e del 2016. Sismi che hanno flagellato questa vasta area del centro Italia. Anche il contatto con la popolazione locale ci ha fatto capire la situazione che hanno passato e stanno vivendo. Quella gente ha una grinta ed una forza incredibili».

È la prima volta che affrontate una simile avventura?
«No, in passato abbiamo già fatto altre esperienze di questo tipo (al Sentiero Italia – GEA, o nel Tour del Gran Sasso)».

È dura fare questo tipo di viaggio?
«Il percorso si svolge prevalentemente su sentieri e mulattiere di montagna, a volte impervi a tal punto che è necessario tagliare alberi caduti o rovi che impediscono il passaggio. Avevamo con noi seghetto e forbici da potatura».

Serve una preparazione tecnica?
«Beh sì, occorre una preparazione adeguata per affrontare un percorso di più giorni sia a cavallo che in bici. Si tratta di stare in sella per più di otto ore al giorno e solo per quello occorre essere allenati, poi servono la resistenza fisica e lo sforzo, specialmente in bici. Sì ad una buona tecnica di guida e a cavalli esperti e allenati. I percorsi sono accidentati e i tratti sono esposti. Comunque chi voglia cimentarsi può iniziare con escursioni di poche ore in percorsi semplici di campagna, per poi andare su itinerari più impegnativi».

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