FABRIANO – Lutto nel mondo dell’arte di Fabriano e non solo. Si è spento a 86 anni Roberto Moschini: pittore, scultore, incisore. Il decesso è avvenuto all’ospedale Engles Profili oggi, 8 febbraio. I funerali sono stati fissati per venerdì, alle 11, nella chiesa di San Giuseppe Lavoratore. Tanti gli attestati e i riconoscimenti ottenuti nel corso della sua lunga carriera.
Dal 1956 ad oggi, Roberto Moschini ha esposto in personali e collettive nazionali e internazionali di assoluto prestigio, oltre ad essere stato autore di numerosissimi saggi. Una delle sue ultime mostre è stata quella dal titolo “Opere su papiro, pergamena e carta”, al Museo della carta e della filigrana, pochi anni fa. Moschini, dal 1975 è stato anche professore titolare di educazione visiva, lavorando prima nell’Accademia di belle arti di Urbino, poi a Spoleto, Bologna e Ancona. Il suo nome è stato inserito nel dizionario di Benezit dedicato ai “Pittori, Scultori, Disegnatori e Incisori”. Dal 1956 ha preso parte a mostre personali e collettive nazionali: a Venezia, Firenze, Ancona, Roma, Urbino, Ferrara, Genova, Macerata, Spoleto, Ravenna, e molte altre; internazionali a Lubiana, Dublino, Washington, Spalato, S. Paolo del Brasile, Stoccolma, Nizza, Rouen, Aix-En-Provence, Melbourne, Nizza, Ginevra e molte altre. Tra i suoi Murales, degni di menzione, quelli dipinti nel 1994 in Zona Flores –Uruguay ed a Fabriano nell’atrio destro del Teatro Gentile, recante il titolo “l’Atrio dei Giganti”. Le sue pubblicazioni sono presenti in autorevoli biblioteche americane di primordine, quali Princeton University Library, Getty Research Library, The New York Public Library.
Dell’artista di Fabriano hanno scritto in tanti: Federico Fellini, che ha presentato il romanzo visivo “La presenza inquietante”, Vittorio Sgarbi, critici come Padre Stefano Trojani di Sassoferrato, Fabio Marcelli, Giorgio Celli, Carlo Emanuele Bugatti. Negli anni post sisma del 1997, quando il suo studio in centro storico era diventato inagibile, si è trasferito al mare e qui ha realizzato nuove opere sul Tibet. Dopo la pandemia una nuova mostra pensata durante il lockdown: “Bolle di sapone”.