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Fabriano: italiani e stranieri al pranzo organizzato dalla Caritas

Hanno collaborato alla riuscita dell’iniziativa il comune di Fabriano, il Centro culturale islamico e varie altre associazioni di volontariato che operano nel territorio. Presenti circa 250 persone. Tante le famiglie

L'amministratore Apostolico, monsignor Massara, saluta i partecipanti al pranzo organizzato dalla Caritas

FABRIANO – Natale è anche solidarietà e condivisione. Questo ha spinto la Caritas della diocesi di Fabriano-Matelica a organizzare il pranzo della carità che si è svolto il giorno dell’Epifania all’interno della palestra della scuola primaria Mazzini di via Fabbri. Hanno collaborato alla perfetta riuscita dell’iniziativa, il comune di Fabriano, il Centro Culturale Islamico e varie altre associazioni di volontariato che ben operano nel territorio. Presenti circa 250 persone, tante famiglie con bambini, italiani e stranieri.

Hanno pranzato insieme all’amministratore apostolico della diocesi Fabriano-Matelica, monsignor Francesco Massara, vescovo di Camerino-San Severino Marche. «Questi momenti fanno riscoprire sempre di più la comune appartenenza a un territorio, nel nome dell’amore e dell’accoglienza reciproca», le sue parole prima di dar via al pranzo.

Le pietanze sono state servite dai volontari agli ospiti molto felici di poter trascorrere qualche ora in assoluta tranquillità e serenità. Per i più piccoli, si è anche organizzata un’animazione specifica con giochi e intrattenimento adatti alla loro età.

Molto soddisfatto per la riuscita dell’iniziativa, che si ripete ormai da molti anni, l’attuale responsabile della Caritas della diocesi Fabriano-Matelica, don Marco Strona che ha evidenziato come il mondo del volontariato sia molto attivo nel territorio e al quale tante persone, non solo stranieri, si rivolgono costantemente per le proprie necessità. Ormai da tempo, visto il perdurare della crisi economica da oltre dieci anni, non solo per un sostegno economica, per il pacco alimentare e per vestiario. Ma anche per la ricerca di un lavoro. Segno evidente di una comunità che soffre.

Da qui, quindi, la necessità di dar vita a più momenti di condivisione, di unità, di solidarietà, che superi anche le comunità di appartenenza a livello religioso. Infatti, il responsabile del Centro islamico Mekri Abdelkader, ha parlato di dialogo e integrazione per stare più vicini ai disagiati.