FABRIANO – Primo espianto nel nuovo anno di un organo nelle Marche. Eccezionale anche per l’età della donatrice, una ultra 90enne spirata poche ore prima dell’espianto del fegato. Uno degli organi che è possibile, per l’appunto, prelevare anche se il donatore ha un’età avanzata, vista la longevità dello stesso. Ad effettuarlo all’ospedale Engles Profili, martedì mattina 19 gennaio all’alba, l’equipe medica dell’unità operativa di Anestesia e Rianimazione, diretta, dal primo gennaio scorso, da Cristiano Piangatelli. Al suo fianco, i chirurghi del Centro Regionale dei Trapianti.
Il presidio ospedaliero di Fabriano si conferma dunque un centro di eccellenza in diverse discipline mediche. Un’operazione particolare, perché il fegato – organo dotato di estrema longevità che può essere espiantato anche in età avanzata – proviene da una donatrice di età molto avanzata, ultra novantenne. Un caso raro che ha visto protagonista il primario Piangatelli, già specialista nei trapianti all’ospedale regionale di Torrette, che ha al suo attivo oltre 300 trapianti in 15 anni di attività. «Il primo ringraziamento, è doveroso, va indirizzato alla famiglia che ha acconsentito alla donazione. L’espianto è avvenuto prima dell’alba, quindi prima che le sale operatorie ricominciassero l’attività quotidiana in urgenza vista l’emergenza Coronavirus. È il primo effettuato nella regione Marche nel 2021», le sue parole.
Molto soddisfatta Francesca Di Pace, medico chirurgo, coordinatore regionale della Rete Trapianti. «Questo intervento rappresenta una speranza per il nuovo anno. Durante la pandemia non ci siamo mai fermati. Abbiamo lavorato in rete con gli ospedali marchigiani che hanno dato il massimo. Considerando quanto fatto in questi mesi dagli specialisti della Rianimazione, a cui spetta il controllo dei pazienti Covid-19, non posso che evidenziare anche l’ottimo lavoro dell’equipe di Fabriano».
Dunque, una buona notizia, un segnale di speranza dopo mesi difficili, anche per l’ospedale cittadino che è in prima linea per garantire sostegno a una vasta tipologia di malati, visto il suo ruolo di presidio ospedaliero no-Covid, come indicato nel Piano Pandemico Regionale.