FABRIANO – «Provvediamo ai bisognosi anche quando non ce lo chiedono. Sono queste le parole che dobbiamo riscoprire in questo periodo e in questa bella città, Fabriano». Questo l’appello che mons. Francesco Massara, arcivescovo di Camerino – San Severino Marche e vescovo di Fabriano – Matelica, ha lanciato a pochi giorni dal Natale. Un invito rivolto durante i festeggiamenti per San Nicola e per l’Immacolata concezione.
L’appello
«Diamo uno sguardo particolare ai bisognosi che stanno nel silenzio, nel nascondimento. Che tante volte per vergogna non dicono i propri bisogni. E spesso neppure chi gli abita accanto si accorge che ha un bisogno», ha esordito il Vescovo. «Bisogni di tanti tipi: di una parola, di essere ascoltati, di un saluto. E a volte anche di un pezzo di pane. La dignità della gente impedisce loro di andare a chiedere. Apriamo gli occhi su questa città, Fabriano, che ha vissuto tanti anni di benessere grazie alla presenza di grandi fabbriche ma che oggi, dopo le varie crisi economiche e sanitarie, ha tante famiglie che vivono nel bisogno. Anche se non lo dicono». Mons. Massara ricorda come i bisogni possano essere tanti. «A partire dalla grande attenzione da dare ai ragazzi e ai giovani tutti. Invito dunque a sostenere gli oratori: i nostri ragazzi hanno bisogno di luoghi sicuri dove si possano incontrare e dove possano scambiarsi le idee e crescere serenamente». Alle famiglie. «Molti genitori infatti non conoscono davvero i propri figli: non sanno come vivono. Spesso leggiamo notizie di alcolismo, di droga, di bullismo, di liti violente per futili motivi, piaghe della gioventù delle quali noi tutti siamo responsabili. Ognuno di noi deve mettersi a disposizione di questa città, con il cuore, per farla crescere nelle cose belle. Alla sera dobbiamo farci un esame di coscienza: cosa ho fatto io di buono durante la giornata? Perché se la città oggi è in questo modo, è anche responsabilità nostra. Renderla migliore, più bella, è nostro compito: siamo noi a fare la storia. Con il nostro modo di essere, il modo di comportarci, il nostro stile di vita». L’augurio, quindi, è quello di «provvedere ai bisogni degli altri, saperli confortare e assistere. Abbiate il coraggio di investire su questo. È possibile investire anche solo in cose materiali. Ma poi succede l’imprevedibile che scombina tutto. Lo abbiamo visto nelle scorse settimane: basta che arrivi un’alluvione o un terremoto e ci cambia la vita. L’unica cosa che non cambia nella vita è il bene che abbiamo fatto. E alla fine della nostra esistenza verremo giudicati infatti solo su questo: sul bene che abbiamo fatto. Allora diamo un po’ di attenzione con gesti concreti anche ai poveri che ci stanno accanto e che a volte, presi da noi stessi, non ci accorgiamo di averli vicini. Questo significa vivere il Vangelo nella vita di ogni giorno», conclude.