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“Famiglia e sport”, a Fabriano un proficuo incontro con il dottor Marcantognini

Molto interessante l'evento proposto dal Fabriano Cerreto calcio e settore giovanile Fortitudo Fabriano. «Il comportamento del genitore è determinante nella formazione del ragazzo e del giocatore», ha detto l'esperto, che ha posto l'accento anche sull'importanza delle "relazioni"

Un'attenta platea ha ascoltato il dottor Sammy Marcantognini al teatro San Giovanni Bosco di Fabriano

FABRIANO – «È la “relazione” che crea il carattere, per cui genitori e allenatori devono tenere bene in considerazione questo punto fondamentale durante la formazione del ragazzo e del giocatore».

Ha insistito molto su questo tasto l’esperto Sammy Marcantognini – psicologo e docente del Comitato Regionale Marche e del Settore Giovanile Scolastico, dottore in filosofia, in scienze motorie e psicoterapeuta – durante l’incontro organizzato dal “Fabriano Cerreto calcio – settore giovanile Fortitudo” sul tema “Famiglia e sport: insieme per la vittoria più bella”. Ovvero, come può lo sport aiutare la crescita dei nostri figli.

«Partiamo dal presupposto che il genitore è determinante nella formazione del ragazzo e del giocatore – ha esordito Marcantognini – poiché lo sport è il momento più forte in cui la loro relazione si connette, durante la quale passa un messaggio educativo molto rilevante. L’errore più grosso che può accadere si riassume in una parola: incoerenza. Faccio un esempio, il genitore dice al figlio: “Gioca tranquillo, non importa il risultato”. Ma poi fuma un pacchetto di sigarette durante la partita del figlio ed è nervosissimo… Quello che arriva al ragazzo non è il messaggio verbale, ma quello non verbale, che crea aspettative enormi nel giovane».

La “relazione”, dunque, è vista come fondamentale per creare il carattere.

«Il ragazzo amerà, ad esempio, il calcio, per quello che il genitore e l’allenatore gli hanno dato in quella relazione – prosegue l’esperto: – quindi, se non stiamo attenti a questi aspetti, rischiamo prima di tutto di formare una persona, e nello specifico un atleta, incapace di gestire la frustrazione, le emozioni, le pressioni e le problematiche».

Paradossalmente, lasciare che “perdano” molto potrebbe essere un fattore di crescita positivo per i ragazzi. «Perché fino a 14 anni, il risultato non è un termine di paragone fondamentale sulla crescita dell’atleta – spiega il dottor Marcantognini – molto più importante è la crescita della persona e quella emotivo-motoria. Fino a 14 anni è necessario un ambiente sereno e giocoso, in cui l’apprendimento dovrebbe avvenire per “problem solving”, facendo delle domande ai ragazzi, non dando delle risposte».

Per quanto riguarda le società sportive, poi, il suggerimento di Marcantognini è quello di «avere una “mission” chiara e stilare un codice etico da sottoporre a giocatori e genitori: se questi ultimi non riescono a rispettare determinate regole, vanno richiamati ed eventualmente allontanati».