FANO – Continua a far parlare la vicenda del giovane studente dell’Istituto Olivetti di Fano prelevato dalle forze dell’ordine, trasferito nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Fano e sottoposto a TSO (trattamento sanitario obbligatorio) dopo la sua accesa protesta in classe riguardante l’utilizzo della mascherina.
I giorni scorsi si era sollevato un vero e proprio polverone social: tra gli hashtag di tendenza svettava #fatemiuntso, un modo da parte dei più giovani per protestare contro una misura ritenuta eccessiva. A questo hanno fatto eco numerosi interventi di rappresentanti di associazioni, docenti e psicologi che avrebbero addirittura scritto direttamente al primo cittadino di Fano. Lo stesso Seri, nelle ultime 24 ore, dopo giorni di silenzio al riguardo, ha rilasciato una dichiarazione sulla vicenda.
L’ultimo ad intervenire sul dibattito è stato il Telefono Viola, associazione che nasce a Roma nel 1991, e fornisce strumenti culturali su come potersi difendere da eventuali abusi nei trattamenti sanitari psichiatrici e dà informazioni sugli psicofarmaci somministrati e sugli effetti collaterali di questi: «Denunciamo da anni gli abusi che si continuano a perpetrare attraverso il TSO che incatena i diversi e i non conformi al manicomio ‘chimico’ degli psicofarmaci, attraverso la pratica del trattamento sanitario obbligatorio, facendone dei lobotomizzati farmacologici. In realtà i trattamenti sanitari psichiatrici obbligatori sono veri e propri residui manicomiali e il giudizio psichiatrico si contrassegna per la sua particolare ottusità e ridicolaggine rispetto a giudizi di altro tipo: antropologico, filosofico, poetico, culturale, religioso, sociologico, psicologico, letterario, ecc.. dimostrando che il manicomio non è solo un luogo, ma un criterio e che sino al momento in cui lo Stato si potrà permettere di sequestrare un cittadino per il suo pensiero, i manicomi saranno ovunque».
E proseguono: «Oggi, a 43 anni dall’abolizione dei manicomi, di fronte a questo caso (come nei molti che l’hanno preceduto) dobbiamo drammaticamente constatare come l’azione di controllo sociale della psichiatria continua ad imperversare, arrivando persino ad entrare nelle scuole, psichiatrizzando ragazzi che manifestano atteggiamenti ‘non conformi’. Questo episodio conferma al Telefono Viola quanto sia diffuso il rischio di leggere i comportamenti degli studenti e delle studentesse con la lente deformante della diagnosi clinica».
Oltre a schierarsi a difesa dello studente, l’associazione annuncia anche una battaglia legale: «Abbiamo dato mandato all’avvocato Gioacchino Di Palma di seguire il caso, chiedendo la revoca del TSO, al Giudice Tutelare (che ha tra le sue prerogative anche quella di annullare il provvedimento di trattamento sanitario obbligatorio adottato dal Sindaco), e intervenendo presso il Sindaco di Fano (che quel TSO ha firmato), la Direzione Sanitaria dell’Ospedale (che ha permesso il ricovero e ha trattenuto il ragazzo nel reparto psichiatrico per una settimana) e presso il Ministero dell’Istruzione, affinché chieda spiegazioni sull’accaduto, visto che un Dirigente scolastico a fronte di una pacifica protesta del giovane studente, non sa fare altro che chiamare il 118, determinandone il ‘sequestro’ psichiatrico».