FABRIANO – Dopo una settimana a ritmo ridotto, si torna a produrre a pieno regime negli stabilimenti delle “Big” del distretto economico di Fabriano. La vera prova del nove per i Comuni dell’Ambito 10. Infatti, saranno alcune migliaia i lavoratori che varcheranno i cancelli dei siti produttivi di Whirlpool, Ariston Thermo, Elica, Faber ed Electrolux.
L’inizio è stato all’insegna di una produzione graduale ed ha interessato le multinazionali del comparto cappe più il gruppo americano, da oggi, 4 maggio, ufficialmente Fase 2, i giri dei motori produttivi aumenteranno per portarsi, si spera, a pieno regime. In attesa di verificare quanto il lockdown abbia pesato in termini di ordinativi, quote di mercato e impatto nei bilanci societari.
Nonostante la crisi economica e occupazionale che attanaglia il fabrianese da oltre dieci anni, saranno alcune migliaia i lavoratori – non tutti residenti nei comuni di Fabriano, Sassoferrato, Cerreto D’Esi, Serra San Quirico e Genga – che torneranno alle linee di produzione. I protocolli per la tutela e salvaguardia della salute di tutti i lavoratori per evitare il diffondersi della pandemia da Covid-19 sono stati siglati con le parti sociali e implementati in tutti gli stabilimenti, oltre che nei quartier generali delle “Big”. Ora, non resta che attendere e sperare che tutte le accortezze siano state prese e non ci sia un’impennata nei contagi da coronavirus.
«Con tutte le multinazionali – spiega Gianluca Ficco, responsabile nazionale per il comparto elettrodomestici della Uilm – abbiamo condiviso accordi molto avanzati sulle misure di sicurezza contro il rischio di infezione da Covid-19. Ora siamo impegnati come sindacato a collaborare negli stabilimenti per farlo applicare correttamente e per declinarlo in base alle esigenze delle singole unità produttive. Nel settore degli elettrodomestici è davvero fondamentale riuscire a coniugare sicurezza e lavoro. La concorrenza internazionale corre difatti il rischio di sottrarre all’Italia, in questa fase così drammatica, quote di mercato poi difficilmente recuperabili, esacerbando così i rischi di delocalizzazione nei paesi che non si sono fermati o che da tempo hanno ripreso le attività a pieno regime. Ciò significa che ai timori per la salute ancora una volta vediamo aggiungersi i timori per la salvaguardia dell’occupazione. Faremo tutto ciò che possiamo come Uilm – conclude – per scongiurare entrambi i pericoli».