PESARO – Un minuto di silenzio con i cartelli con scritto “Tasse” sollevati al cielo. Un silenzio che simboleggia il lutto per la condanna a morte di bar, ristoranti, palestre, pasticcerie, agenzie viaggi e locali. Poi i fischi e i cartelli strappati in segno di protesta.
Le categorie sono scese in piazza del Popolo a Pesaro per manifestare il proprio dissenso verso il Dpcm che impone la chiusura alle 18. Un sit-in organizzato dalla Fipe Confcommercio e dai sindacati di categoria.
Fischi e tanti striscioni come “Se chiudere è un diritto, non pagare le tasse è un dovere” oppure “Per colpa di delinquenti non pago i miei dipendenti” e ancora “Tutti chiusi e tu mi paghi”, “Noi cuciniamo e voi ci avete fritto”.
Tanto colore e tanto rumore per una manifestazione pacifica e ordinata. Poi alla fine la consegna al sindaco di Pesaro e ai rappresentanti dell’Anci di un documento con cinque punti, cinque richieste della categoria.
Tra questi l’esonero dalle tasse, contributi e imposte fino al 31 dicembre; un fondo perduto per ristorare le perdite; il ripristino dell’orario di chiusura alle 24; il credito di imposta per affitti proporzionale al periodo di chiusura e limitazione dell’orario e infine la calmierazione dei prezzi delle utenze e dilazione delle bollette.
Non è mancata la polemica nei confronti della manifestazione di lunedì organizzata da Umberto Carriera e della multa ricevuta per aver tenuto comunque aperto il ristorante dopo le 18.
Mario Di Remigio, presidente dell’associazione Ristoratori-Confcommercio di Pesaro Urbino. «Sarebbe stato meglio evitare. Ognuno è libero di fare quello che vuole – conclude Di Remigio – Ha rischiato di suo e ne subirà le conseguenze. Noi non incentiviamo questa forma di protesta. Noi siamo per la legalità assoluta ma la tensione è molto forte tra i ristoratori ed è difficile tenerli buoni tutti».