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Ferrovia Ascoli-Roma, il sindaco Fioravanti scrive al ministro Giovannini per rilanciare il progetto

Lettera aperta del sindaco Fioravanti per sostenere lo studio di fattibilità all'esame dell'ottava Commissione in Senato: «Utilizzare i fondi del Recovery Fund». Esulta Italia Nostra che da anni si batte per l'opera, ferma dal 1903

ASCOLI PICENO – La ferrovia tra Ascoli e Roma si può fare. Se c’è la volontà politica si trovano anche le risorse per farlo. Ed ora i soldi per realizzare un’opera attesa da molti per 120 anni, potrebbero esserci: quelli del Recovery Fund europeo.

A crederci, o quantomeno a manifestare la volontà di rilanciare il progetto – costo stimato intorno agli 800 milioni – non c’è solo la battagliera Italia Nostra o alcuni deputati come la giovane Rachele Silvestri (ex Cinquestelle, ora al Gruppo misto) ma anche il sindaco del capoluogo piceno Marco Fioravanti. Ed è la prima volta nel Dopoguerra che un primo cittadino di Ascoli si dichiara esplicitamente favorevole al programma.

Come lo ha fatto? Scrivendo una lettera aperta al nuovo ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, in cui si ricorda che «lo studio di fattibilità della linea ferroviaria tra Antrodoco (Rieti) ed Ascoli è già entrato tra le osservazioni dell’ottava Commissione del Senato nell’ambito dei lavori sull’aggiornamento del Contratto di programma 2017-2021 tra Ministero dei trasporti e Rete ferroviaria italiana».

Stazione di Ascoli
Stazione di Ascoli

Nel testo Fioravanti fa una premessa indispensabile per chi voglia prendersi a cuore l’opera, che riguarderebbe alla fine un tracciato di non più di 75 km, tra Marche e Lazio: «Da anni l’intera dorsale Adriatica deve fare i conti con un isolamento dalle devastanti conseguenze a livello turistico, economico e d’immagine, con i collegamenti da e per Roma resi molto difficili dalle infrastrutture attualmente esistenti».

«Solo per fare un esempio – aggiunge il sindaco – oggi l’unica arteria per il collegamento tra Ascoli e la Capitale è l’antica Statale 4 Salaria, da anni oggetto però di numerosi lavori e interventi che rendono difficile la percorrenza a veicoli privati, autobus o mezzi pubblici.  È invece impossibile pensare di poter raggiungere Roma con spostamenti su rotaia: nonostante le due città siano distanti tra loro appena 200 chilometri, in treno si impiegherebbero 6 ore e 30 minuti».

Premesso questo, Fioravanti dichiara: «Il completamento della Salaria deve comunque essere portato a termine, ma credo sia fondamentale che il Governo si attivi concretamente per la realizzazione della “Ferrovia dei Due Mari”, facendo magari ricorso anche ai fondi previsti dal Recovery Fund».

E tutto questo, nel caso lo studio di fattibilità al Senato abbia un esito positivo, sarebbe favorito dal fatto che sul versante laziale è già stato finanziato il progetto per il tratto tra Passo Corese e Rieti. Dal capoluogo reatino ad Antrodoco, borgo nel cuore dell’Appennino e a 53 km da Arquta del Tronto, la linea ferroviaria esiste già. Quindi si tratterebbe di fare l’ultimo passo, in direzione del Piceno.

Esulta naturalmente alla notizia il presidente della sezione di Italia Nostra di Ascoli, Gaetano Rinaldi, che ogni anno organizza almeno un convegno con tecnici ed esperti per ricordare la lunga e travagliata storia della ferrovia – nel 1903 ci fu una cerimonia ufficiale nell’imminenza dell’avvio dei lavori, ma poi tutto fu bloccato e rinviato sine die – e la sua necessità per rivitalizzare tutta l’area interna del Piceno.

«Sono molto contento che il sindaco Fioravanti abbia rilanciato il programma e mi auguro che si prosegua concretamente nel cammino avviato. La ferrovia farebbe uscire dall’isolamento molti territori montani già in declino e messi a terra dal terremoto recente – afferma Rinaldi – oltre a dare nuove speranze economiche e turistiche per tutto il sud delle Marche, facendo collegare velocemente la nostra provincia con Roma e i principali flussi italiani».

«L’importante – sottolinea il dirigente di Italia Nostra – è che si pensi ad un progetto tecnico dal basso impatto ambientale e con poche gallerie, che costerebbe anche molto meno delle ipotesi in circolazione di un infrastrutture per treni ad alta velocità, che non sono necessari per la zona. Occorre insistere in questa direzione se si vuole davvero realizzare un’opera fondamentale per dare un futuro alle popolazioni locali».