Attualità

Fidget Spinner, la trottolina che gira alla velocità del web

Antistress per alcuni, operazione di marketing per altri. Con il sociologo Vittorio Lannutti cerchiamo di capirne di più sul gioco apparentemente innocuo che sta spopolando fra i giovani

JESI – “Un giocattolo, una sorta di piccola trottola, il cui corpo rotante è imperniato su un cuscinetto a sfera centrale che permette di farla ruotare attorno all’asse principale di rotazione tenendo il cuscinetto fermo tra due dita di una mano”. Questa è la spiegazione che l’enciclopedia libera Wikipedia dà del Fidget Spinner, l’antistress che sta spopolando tra i giovani. Un oggetto diventato in pochissime settimane “di culto”, acquistabile ovunque. «Ideato nel 1993 da Catherine A. Hettinger, questo gioco deve il suo successo al fatto che attorno ad esso si sia creata la narrazione che sia un antistress e che sia funzionale per far concentrare i ragazzini che hanno deficit di attenzione – spiega il sociologo Vittorio Lannutti -. Nonostante al momento non ci sia nessuno studio che confermi questa sua efficacia, è diventato un fenomeno di moda, grazie al passaparola e alla rete (youtube su tutti), per cui è tra i giocattoli più venduti su Amazon».

A prescindere, insomma, dai suoi benefici, reali o fittizi che siano, siamo di nuovo di fronte a un caso di marketing ben riuscito. «A mio parere – evidenzia ancora Lannutti -, non è un caso che questa trottolina abbia spopolato tra i nativi digitali. Perché? Perché la velocità con cui gira è il riflesso delle centinaia di input al minuto che i giovanissimi intercettano, o se preferite subiscono. Personalmente non sono contrario a giochi nuovi o alle rielaborazioni di quelli vecchi, come in questo caso, né agli strumenti informatici, né al fatto che i giovanissimi li utilizzino, perché lo ritengo inevitabile. Sono piuttosto preoccupato che non vengano educati ad un uso virtuoso di questi strumenti. Stringendo il campo sul fidget spinner, la cosa che mi preoccupa è che questo giocattolo riflette la velocità e il fatto che non stiamo educando i nostri figli a riflettere sulle cose, ad analizzare le questioni, a studiarle. Tutto va veloce, anche la risoluzione del disturbo di attenzione? No, fermiamoci un attimo noi adulti a riflettere sul significato che diamo (ammesso che lo facciamo) all’acquisto di un giocattolo. Abbiamo paura che nostro figlio sia denigrato, perché non è in possesso di un oggetto che tutti gli altri hanno? Affidiamo ad un ennesimo oggetto la risoluzione di problemi educativi e/o neurologici? Siamo consapevoli che con questo oggetto i nostri figli sono maggiormente indotti a correre, a pretendere risposte semplici ed immediate?».

Riflessioni obbligatoriamente da fare per mamme e papà. «Non intendo dare risposte – precisa infatti il sociologo Lannutti -, ma porre questioni e suscitare riflessioni sull’agire educativo, dato che ritengo che la funzione genitoriale si svolga anche nell’acquisto di un giocattolino banale».

© riproduzione riservata