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Donne e politica. Lauretta Giulioni, sindaco: «Quote rosa? Meglio l’impegno»

In Italia sono solo 1071 le donne sindaco, il 13,46% sul totale dei Comuni. Nelle Marche sono 29, una di loro è Lauretta Giulioni, professione avvocato in politica dal 2014 in una città, Filottrano, con solide tradizioni di donne al vertice

Lauretta Giulioni, sindaco di Filottrano

FILOTTRANO – Correva l’anno 1946 quando per la prima volta in Italia una donna varcava la soglia di un Municipio per ricoprire il ruolo di Sindaco. Tra le primissime ad essere elette, in quelle che furono le prime elezioni politiche del dopoguerra, fu la marchigiana Ada Natali«Maestra Ada» la chiamavano i suoi compaesani – che per tredici anni rimase alla guida del comune di Massa Fermana, in provincia di Ascoli Piceno. Sindaco donna furono nominate, nella stessa primavera, anche le sarde Ninetta Bartoli (a Borutta) e Margherita Sanna (ad Orune), e la 24enne Caterina Tuffarelli Palumbo Pisani a San Sosti, piccolo comune in provincia di Cosenza.

72 anni dopo, le “quote rosa” in politica stentano ancora a decollare. Lo testimonia l’Ancitel, società di servizi per i comuni dell’Anci, con il suo progetto comuniverso.it, ribattezzato dai principali osservatori di settore «il google della Pubblica Amministrazione italiana». Con un click scopriamo che nel 2018 in Italia sono 1071 i Municipi retti da un sindaco donnail 13,46% sul totale dei Comuni, perlopiù in cittadine di piccole dimensioni, con quote più significative nel nord e percentuali microscopiche al sud. Nelle Marche le donne con la fascia tricolore sono appena 29, in una graduatoria che vede al 31esimo posto la provincia di Fermo con 7 donne sindaco su 40 Comuni, al 46esimo posto la provincia di Ancona con 7 su 47, al 55esimo Pesaro-Urbino con 7 su 55, al 57esimo il maceratese con 7 su 55, e al 100esimo posto la provincia di Ascoli Piceno con un solo sindaco donna su un totale di 33 Comuni.

Tra le 29 marchigiane alla guida di un Comune è Lauretta Giulioni, sindaco di Filottrano, comune peraltro con solide tradizioni di donne al vertice, sia nell’impresa che nel governo della PA. Avvocato dal 1995, socio fondatore di uno studio legale con sedi a Filottrano e Ancona, la Giulioni è un personaggio impegnato nella sua comunità – ex presidente del Rotary Osimo tra il 2009 ed 2010, ha lavorato, tra l’altro, a favore della Comunità terapeutica di San Patrignano – ed ha debuttato nella politica nel 2014, direttamente candidandosi a sindaco alla guida di una lista civica di centro-sinistra e vincendo con il 67% dei consensi.

Lauretta Giulioni, sindaco di Filottrano

Una premessa… Come preferisce essere chiamata, sindaco o sindaca?
«La sindaca non mi piace. Preferisco ‘la sindaco’, articolo al femminile e funzione al maschile, perché appunto la parola sindaco indica una funzione che si sta svolgendo, non un genere».

Dunque, sindaco, nelle Marche siete davvero in poche a reggere un Comune. Forse la normativa sulle quote rosa non sta funzionando?
«Il dato fotografa la tipica situazione politica italiana, poche donne al vertice… La percentuale è piccola ma significativa rispetto al passato e comunque destinata a crescere. Sono fiduciosa, le donne possono fare molto per il nostro paese. Sono anche convinta che le posizioni vanno guadagnate e che non bisogna affidare alle quote rosa la nostra carriera. Io sono per la meritocrazia: le donne possono ottenere molto se si impegnano e se puntano sulle loro capacità e sul miglioramento personale. Recentemente, ad una serie di incontri in Biblioteca su grandi donne del passato, ho posto al pubblico una provocazione: cosa avrebbero pensato delle ‘quote rosa’ personaggi controcorrente come Rita Levi Montalcini e Maria Montessori? La storia del nostro Paese sarebbe completamente diversa se non avessimo avuto grandi donne coraggiose che si sono impegnate e hanno pagato un prezzo importante al loro successo».

Siete comunque in poche nei Comuni..
«Forse ci sono mille ragioni, e per ciascuna persona sono diverse. Fare il sindaco è un impegno grande che va coniugato con la famiglia e con il lavoro che ci siamo scelte e che necessariamente deve andare avanti perché l’impegno amministrativo passa ma la nostra professione resta. Chi viene dal mondo del lavoro, come me, è consapevole dei rischi e delle difficoltà di una esperienza amministrativa, forse per questo molte si tirano indietro. Ma un sindaco che continua a lavorare nonostante l’impegno politico ha, secondo me, un approccio più concreto ai problemi e alle sfide poste dalla gestione della cosa pubblica».

C’è, a Filottrano, una certa tradizione di donne sindaco. .
«È vero. La prima è stata una insegnante, Patrizia Pesaresi. Poi Ivana Ballante, che ha guidato il Comune per due mandati. Dopo di lei è stato eletto un sindaco uomo, Francesco Coppari, che si è ricandidato per il secondo mandato nel 2014 e che ho sfidato alla guida di una civica. E ora, ci sono io. Una storia al femminile, potremmo dire, ma alla fine i cittadini non fannno differenze di genere e si affidano alla persona che riscuote la loro fiducia, che sia uomo o donna non importa. Il 67% dei consensi che ho riscosso è stato frutto di una storia di impegno personale, non è caduto dal nulla o grazie alle quote rosa».

E poi ci sono le donne imprenditrici e le operaie. Una vera forza che ha trascinato lo sviluppo del distretto del tessile-abbigliamento..
«Se guardiamo alla storia di Filottrano, le donne sono state fondamentali. Dalle vergare, punto di riferimento della filiera agricola del passato, alle sartine e alle artigiane che dagli anni ’70 in poi hanno dato vita e sostanza alle nostre imprese del tessile. Sono state le donne a creare il saper fare filottranese, sono le loro mani e la loro esperienza a dare qualità al capi, con un mestiere che si trasmette di madre in figlia; sono loro il patrimonio di cui godono le nostre imprese. Sì, è una vittoria al femminile la nostra».