FABRIANO – Lavoratori ufficialmente in smart working, ma in realtà convinti a usufruire di ferie, cassa integrazione o permessi. O ancora, dipendenti che – considerata la seconda ondata di pandemia da Coronavirus – hanno detto di no a trasferte e ai quali sono state applicate sanzioni disciplinari. Questa la denuncia della Fiom di Ancona, tramite il responsabile sindacale per il distretto di Fabriano, Pierpaolo Pullini. Anche se quest’ultimo ci tiene a specificare come si tratti di episodi isolati e che, al contrario, la stragrande maggioranza delle aziende sta tenendo un profilo all’insegna della massima correttezza.
«La valorizzazione collettiva delle persone sia la strada da percorrere da tutti per affrontare l’emergenza e per uscirne insieme – dice l’esponente del sindacato di categoria -. Le situazioni che si verificano in ogni contesto sono molteplici, a maggior ragione dentro un’emergenza che va oltre le solite logiche di crisi cicliche e/o strutturali. Ci stiamo adattando per superare le criticità che l’emergenza sanitaria ci pone davanti quotidianamente, cambiando completamente il nostro di modo di vita e, di conseguenza, il nostro modo di lavorare. Tante azioni sono state già intraprese ed altre dovranno essere decise per capire come si sopravvive all’emergenza e come si vivrà nel mondo che verrà. La Fiom di Ancona ha fin da subito lanciato l’allarme su specifiche situazioni che si sarebbero potute verificare in seguito all’introduzione degli strumenti previsti dai vari Dpcm per la gestione della fase emergenziale, in maniera particolare richiamando l’attenzione sull’utilizzo della cassa integrazione con causale Covid, preoccupazioni che poi sembrerebbero aver trovato riscontro in comportamenti scorretti tenuti da parte di qualcuno, a fronte della linearità e correttezza dimostrata dalla stragrande maggioranza delle imprese e che ha permesso ad oggi di conservare molti posti di lavoro».
Quindi, alcuni esempi per avvalorare la propria tesi. «Anche nella gestione dello smart working, strumento fortemente incentivato dal Governo proprio per evitare assembramenti negli uffici e diminuire gli spostamenti, siamo venuti a conoscenza di situazioni in cui è stato proposto, alle persone a fronte di un parziale utilizzo di ferie personali, permessi o addirittura si parlerebbe anche di cassa integrazione: sembra che sia però stata richiesta prestazione lavorativa durante la fruizione di questi istituti – evidenzia Pullini -. Così come a persone che hanno chiesto di non andare in trasferta per evitare spostamenti in zone particolari, e durante la risalita della curva dei contagi, ci risulterebbero essere state applicate sanzioni disciplinari, anziché aver cercato una gestione condivisa della specifica situazione, e questo accade anche in aziende di alto profilo professionale che tanto puntano sull’immagine e sul riconoscimento delle persone».
In coda, l’appello. «La Fiom di Ancona richiama tutto il mondo delle imprese al proprio ruolo di responsabilità sociale, dandosi disponibile a individuare e condividere tutte le strade possibili per affrontare la fase insieme alle lavoratrici ed ai lavoratori, i cui sacrifici e la cui disponibilità a tutti i livelli hanno permesso alle aziende di continuare l’attività e al Paese di restare in piedi: per questo le loro necessità devono diventare punto primario di discussione e di contrattazione in ottica di tutela collettiva, a iniziare dal riconoscimento salariale e normativo che deve portare al rinnovo di un giusto Contratto Nazionale di Lavoro».