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Fondi Pnrr per la sanità, anche Filottrano ne beneficia per la Casa di comunità

Un milione e 200mila euro saranno tutti per l'edificio. C'è grande soddisfazione in città, meno nella vicina Osimo

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FILOTTRANO e OSIMO – Anche Filottrano beneficerà dei fondi Pnrr per la sanità cittadina, è in arrivo infatti un milione e 200mila euro per la realizzazione di un nuovo fabbricato per la Casa di Comunità. Sembra che solo Osimo quindi sia rimasta “esclusa” dal beneficio, con buona pace della maggioranza in polemica. «È stato solo grazie all’impegno della Lega in regione e dell’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini”- dice il responsabile provinciale degli enti locali e consigliere comunale in quota Lega di Filottrano Luca Natalucci -. Si tratta di una cifra significativa per un comune che conta novemila abitanti a cavallo tra due province, Ancona e Macerata. L’ex ospedale di Filottrano infatti non solo è un edificio antico, e quindi non più adeguato alle necessità del territorio, ma ha cessato la sua attività nel 1985 ed è stato trasformato in Residenza sanitaria assistenziale. E’ dunque chiara l’esigenza di un nuovo fabbricato che possa diventare un punto di riferimento per il territorio». Il Pnrr Sanità che vedrà investimenti complessivi per 182 milioni nelle Marche, prevede per la componente 1 della Missione 6 Sanità stanziamenti per quasi 43 milioni per la realizzazione di 29 case di comunità, 23 milioni per nove ospedali di comunità e quasi due milioni e 600mila euro per 15 Centrali operative territoriali. «La Lega è impegnata a risolvere le problematiche dei territori al di là della politica: prova ne è che Filottrano, pur guidato attualmente da una amministrazione di centrosinistra, ha ricevuto un milione e 200mila euro, una cifra importante. Il Pnrr prevede una casa della comunità ogni 40-50mila abitanti, con una presenza medica 24 ore al giorno sette giorni su sette, assieme agli infermieri, la presenza di specialisti, servizi diagnostici primari, punti prelievi e per gli screening, il Cup. Una sanità più vicina ai cittadini, soprattutto a vantaggio dei più anziani che fanno difficoltà a spostarsi fuori dal comune».

Altri problemi sul fronte sanità affliggono Osimo

Osimo soffre anche di altre carenze. «Più volte, sia come medici di famiglia che come Progetto Osimo Futura, abbiamo evidenziato la necessità di un punto vaccinale di prossimità ad Osimo – dice il capogruppo di Pof Achille Ginnetti, medico -. Da un anno a questa parte, da quando sono iniziate le vaccinazioni anti-Covid, non si è stati con le mani in mano. I medici di famiglia hanno vaccinato i propri pazienti negli ambulatori e anche il sindaco- spezzo una lancia a suo favore- si è dimostrato collaborativo per creare un punto vaccinale in città per tutte quelle persone che avevano difficoltà a spostarsi per raggiungere il Paolinelli ad Ancona. Purtroppo, dal Distretto Sanitario e Area Vasta abbiamo avuto ogni volta solo risposte evasive ed Osimo è rimasta orfana di un punto vaccinale. La politica, con i suoi tempi, non ha saputo rispondere alle esigenze dei cittadini. Nelle Marche hanno ricevuto la dose booster il 70 per cento degli over 50, l’80 degli over 60 e l’87 degli over 70 e 80. C’è quindi da chiedersi il senso di un bando per trovare ad Osimo un’alternativa al centro Paolinelli ora che l’afflusso delle vaccinazioni per la terza dose sta diminuendo». Il consigliere spiega anche perché, allo stato attuale, non ha senso neppure trovare una nuova sede Usca: «La situazione è tornata quasi alla normalità. L’Usca ha diminuito di gran lunga l’esecuzione dei tamponi -ora ne fa 20-25 contro i 130 di un mese fa- e non si verificano più le lunghe code che bloccavano la statale Adriatica. Ciò avveniva perché da novembre l’Usca era stata caricata anche del percorso guarigione delle scuole seppure non fosse di sua competenza. La sede, quindi, potrebbe ormai rimanere nell’edificio di Osimo Stazione visto anche che, con l’imminente fine dello stato di emergenza, a breve l’Usca potrebbe concludere la sua attività». Ginnetti riporta i numeri del prezioso operato dell’Usca nella Valmusone. Da aprile 2020 ad oggi l’Unità speciale di continuità assistenziale ha servito un bacino di utenza di 90mila persone, in più il sistema di residenzialità (Lega del filo d’oro, case di riposo, rsa) per oltre tremila posti letto. Sono stati eseguiti più di 26mila e 500 tamponi, visitate oltre ottomila persone. Il 97 per cento dei pazienti è stato curato a domicilio. «Anche se lo stato di emergenza cesserà, i casi Covid non cesseranno quindi domiciliarità e diagnostica precoce dovranno essere gli obiettivi principali per assicurare assistenza e cura».