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Frodi alimentari nelle Marche: nel mirino olio, tartufo e polenta

Dopo la vicenda dell'olio sequestrato a San Marcello il punto con il comandante del Nucleo carabinieri cites di Ancona, Simone Cecchini. Nel 2019 sono stati 889 i controlli eseguiti e elevate multe per 102mila euro

I carabinieri forestali nel frantoio di San Marcello

ANCONA – Marchi contraffatti, prodotti esteri spacciati per Made in Italy o contraffatti fin quando non addirittura scadenti. La frode è sempre più spesso servita in tavola. L’anima nera del commercio si ramifica nel Paese. È del 15 gennaio la notizia del sequestro da parte dei carabinieri forestali di Jesi-San Marcello di 1200 litri d’olio da un frantoio di San Marcello dove i militari hanno scoperto taniche di olio pugliese della campagna olearia del 2018-2019 pronto per essere commercializzato come olio extravergine di oliva marchigiano, nuovo, biologico e per giunta anche con marchio Igp Marche (Indicazione geografica tipica).

Un business redditizio, quello della contraffazione alimentare, “appetitoso” sia per la criminalità organizzata che per i furbetti del “tarocco” fai da te.
Ma qual è la situazione nelle Marche? Fortunatamente nella nostra regione «la situazione non è allarmante» spiega il comandante del Nucleo Carabinieri Cites di Ancona, Simone Cecchini. «Controlli diffusi e capillari sul territorio» eseguiti dai militari forestali e dall‘Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi (Icqrfs) scoraggiano le condotte illecite.

Nel 2019 sono stati 889 i controlli eseguiti nelle Marche dai carabinieri forestali che hanno contestato 57 illeciti e 12 illeciti penali, elevando multe per 102 mila euro: 22 le persone denunciate e 2 i sequestri. I militari dell’Arma hanno scoperto una maxi frode di prodotti alimentari aromatizzati al tartufo (olii, condimenti, salumi, salse) venduti online con etichettatura ingannevole da una cinquantina di aziende italiane, una delle quali operante nel fermano. Ma le operazioni dei carabinieri hanno sventato anche una frode nel maceratese che ha riguardato la polenta istantanea definita su etichetta come bio e senza glutine, mentre invece presentava al suo interno micotossine (cancerogene), aflatossine e glutine. Ingannevole anche l’etichettatura della pasta iper-bio che presentava deficit di proteine.

E infatti tra le maggiori criticità riscontrate dai forestali, quelle nell’ambito dell’etichettatura e nella tracciabilità degli alimenti, anche se il «trend è diminuzione», precisa Cecchini.

Forte l’impegno dei militari anche nell’ambito dei fitofarmaci e dei pesticidi, con 180 controlli eseguiti nel pesarese, 2 illeciti penali e 9 sanzioni amministrative elevate. In pratica i carabinieri hanno accertato la diffusione nell’ambiente di prodotti chimici e la relativa molestia ai residenti, oltre allo spandimento di fitofarmaci in giornate ventose.

Ma come difendersi da queste frodi? «È importante leggere le etichette – spiega il maggiore Cecchini – mentre nel caso dei pesticidi e dei fitofarmaci segnalare al numero telefonico 1515 odori forti e sgradevoli». Naso e palato possono fare in questo caso da guida, anche se solo nei casi più eclatanti.

Il maggiore Simone Cecchini

Secondo il report 2019 dell’associazione ambientalista FareAmbiente si stima che nell’Unione europea entrino ogni anno 121 miliardi di euro di merci falsificate.

Intanto però alcuni imprenditori agricoli della zona dove è avvenuto il sequestro hanno preso le distanze dalla vicenda per ribadire la loro estraneità al fatto. Un distinguo invocato anche da Coldiretti Marche a sostegno dei tanti imprenditori dell’agroalimentare che operano nella legalità.

«Il controllo delle filiere è uno strumento di giustizia nei confronti della fiducia che il cittadino ripone in un’azienda e di sostegno alla legalità e al buon senso con cui opera la maggioranza delle imprese agricole del nostro territorio – spiega la presidente di Coldiretti Maria Letizia Gardoni -. Laddove emergono casi di illecito è bene intervenire immediatamente, punendo chi non ha rispettato le regole e salvaguardando chi invece ha sempre operato con serietà». La presidente di Coldiretti ricorda che «le agromafie rappresentano un tasto dolente del nostro settore» con un fatturato annuo dell’illecito quantificato in 24,5 miliardi un «valore che viene sottratto al sistema Italia e quindi anche alla nostra regione».

Contraffazione, adulterazione, inquinamento, sono le principali manifestazioni di questi illeciti «ed è per questo motivo – sottolinea la Gardoni – che Coldiretti 6 anni fa ha istituito l’Osservatorio nazionale sulla criminalità in agricoltura e ha sottoscritto una convenzione con l’Arma dei Carabinieri per garantire la tutela di cittadini ed imprenditori agricoli onesti». Per la presidente però occorre rafforzare le iniziative messe in campo tramite «la revisione delle leggi sui reati alimentari elaborata da Giancarlo Caselli per introdurre nuovi sistemi di indagine e un aggiornamento delle norme penali».

Frodi, quelle agroalimentari, temute anche dai consumatori, perché al di là del danno economico si aggiungono rischi per la salute dovuti all’impiego di ingredienti scadenti o di metodi di produzione alternativi sui quali serve più trasparenza.