FANO – «La fusione tra Aset e Marche Multiservizi dovrebbe preoccupare Fano». È questo il monito lanciato dal Movimento 5 Stelle dopo la riunione dell’Assemblea Territoriale d’Ambito svoltasi il 12 giugno. All’incontro, a cui hanno preso parte la maggioranza dei sindaci dei comuni della Provincia, si è convenuto di intraprendere un percorso che porta a un unico gestore dei servizi pubblici locali (acqua, rifiuti e gas).
A breve quindi sarà organizzato un tavolo di lavoro a cui parteciperanno i sindaci di Pesaro, Fano, Urbino e un rappresentante dei comuni minori, oltre che i manager degli attuali gestori Marche Multiservizi ed Aset per pianificare i prossimi passi.
Al riguardo la posizione del Movimento 5 Stelle è ben nota: i servizi pubblici locali devono essere gestiti dalle pubbliche istituzioni che fanno capo alle comunità locali di riferimento, attraverso aziende speciali o società soggette a controllo analogo .
«Questa proposta del presidente della Provincia Giuseppe Paolini – spiegano gli esponenti pentastellati di Fano – sarebbe stata avallata dal sindaco di Fano Seri e dal presidente di Aset Reginelli, secondo quanto riportato dai presenti, e sarà sicuramente avallata dall’intero Pd provinciale, esponenti fanesi inclusi».
Secondo il M5S: «La città di Fano in questo processo perde due volte. In primo luogo, la comunità perderà il controllo della gestione dei servizi idrico e di igiene ambientale che lo statuto di Aset garantisce ai comuni soci. Il Comune di Fano, che ora possiede il 97% di Aset, perderà ogni possibilità concreta di incidere nelle strategie che riguarderanno sia le modalità di gestione dei servizi, sia gli investimenti nel territorio, dovendo partecipare come semplice socio di minoranza in una società non più soggetta a “controllo analogo”, e dove Hera S.p.a. e il Comune di Pesaro saranno i soci di riferimento».
Ma non è tutto: «In secondo luogo, è facile prevedere che ci sarà una perdita netta di risorse finanziarie in ambito comunale. Mentre ora gli utili di esercizio di Aset, che derivano dalle bollette pagate dai cittadini del territorio, vengono ripartiti tra i Comuni dove il servizio viene fornito, e da cui provengono le entrate, ed investiti entro i confini del territorio di riferimento di Aset stessa, dopo la fusione una bella fetta di risorse prenderà la strada di Bologna, sede di Hera S.p.a., ed andrà a remunerare gli azionisti di quella società. Non ci sarà neppure alcuna garanzia che gli investimenti nei miglioramenti delle infrastrutture di rete seguiranno una logica di equità territoriale, dato il ruolo marginale che nella società potrà avere il Comune di Fano».
Parere negativo anche da parte di Lodovico Doglioni, segretario provinciale Lega Pesaro-Urbino, che denuncia scarsa trasparenza e invita il sindaco di Fano a prendere una posizione chiara: «No al progetto di fusione tra Aset e MM, che non nasce per migliorare i servizi ai cittadini, ma solo per avvallare il progetto voluto dal Pd pesarese di costruire un’unica azienda provinciale di servizi. Si discuta in modo trasparente sul progetto del digestore e non lo si utilizzi per portare a termine un progetto non condiviso che rischia solamente di essere un regalo al socio privato emiliano Hera. È ormai palese che il tema del digestore è stato utilizzato nei mesi passati solo come mezzo per arrivare al vero obiettivo di creare un’ azienda unica e, consapevoli di questo, la Lega in questi mesi si è opposta chiedendo che dietro questo progetto ci fosse una vera e propria “operazione trasparenza” che invece non c’è stata».
Poi rincara la dose anche sul ruolo nel dibattito svolto dal presidente della Provincia Paolini: «Sconcerta l’ingerenza di queste ultime ore compiuta da Paolini che, su richiesta del Pd, è diventato all’improvviso il testimonial di questa operazione ed il mediatore tra i sindaci. È ingiustificabile la sua posizione favorevole in modo aprioristico all’azienda unica senza che sia stato mai discusso alcun progetto su come migliorare la qualità dei servizi e su come diminuire le tariffe per i cittadini. Evidentemente le volontà del Pd sono di gran lunga più importanti sia dell’aspetto ambientalista, visto che il progetto ha ancora molte questioni in sospeso, sia dell’aspetto di concertazione con il territorio, vista la veemente reazione dei cittadini di Canavaccio».