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Gabicce, turni da 12 ore a 3 euro l’ora: è il 17° arresto per caporalato in provincia di Pesaro

Il caso riguarda il titolare di un autolavaggio a Gabicce che operava in regime di concorrenza sleale. Sono intervenuti i carabinieri

I carabinieri del Nil di Pesaro

PESARO – Caporalato, anche il territorio di Pesaro si scopre immerso nella piaga dello sfruttamento della manodopera. L’arresto del 28enne egiziano titolare dell’autolavaggio è il 17esimo dal 2016, ovvero da quando esiste la legge.

Una operazione dei carabinieri del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Pesaro e Urbino, coaudiuvati dai colleghi del Comando Stazione Carabinieri di Gabicce Mare, e con la sempre preziosa collaborazione del personale dell’ASUR di Urbino.

L’arresto trae origine da una pregressa attività investigativa avviata e condotta dal mese di febbraio 2022. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pesaro, hanno consentito ai militari di individuare una impresa operante nel settore del lavaggio di autoveicoli (con sede legale a Perugia ed unità operative in diverse località del centro Italia), che reclutava cittadini, prevalentemente egiziani, da impiegare come manodopera per lavorare presso l’impianto attenzionato dagli investigatori, in regime di sfruttamento.

I carabinieri del Nil

Da qui controlli, pedinamenti, riprese video e testimonianze che hanno permesso di capire che il titolare impiegava, anche “in nero”, i lavoratori ai quali corrispondeva una retribuzione oraria di circa 3 euro l’ora a fronte di circa 8,00 contrattualmente previste. Dalla attività investigativa, inoltre, emergeva come l’indagato, approfittasse dello stato di bisogno dei lavoratori che si trovavano in condizioni di vulnerabilità e bisogno dettate dalla loro necessità di rinnovare il permesso di soggiorno e dello stato di indigenza in cui versavano, impiegandoli per 12 ore giornaliere, senza consentire la fruizione del riposo settimanale, e fornendo loro un alloggio all’interno di un locale garage, facendoli vivere in pessime condizioni, senza servizi igienici e con alloggi del tutto inadeguati.

Anche le norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro venivano completamente disattese così come le corresponsioni contributive previdenziali in favore dei lavoratori (da gennaio ad oggi si stima un risparmio sulle retribuzioni e contributi di circa €. 25.000,00 per soli due dipendenti).  Al momento i Carabinieri del NIL hanno anche posto i sigilli all’impianto di autolavaggio ed agli alloggi in attesa di effettuare i dovuti accertamenti.

Un’attività che ha portato a una concorrenza sleale che “inquina” il tessuto economico della provincia (in virtù dell’applicazione di tariffe “fuori mercato”, ovvero €. 10,00/13,00 a fronte delle almeno €. 20,00/25,00 richieste da altri autolavaggi per ogni singolo lavaggio di autovettura), resa possibile da uno sfruttamento irregolare della manodopera impiegata palesando una vera e propria attività di caporalato negli autolavaggi a basso costo.

Tra gli episodi simili quattro arresti a Fano sempre in un autolavaggio o il caso degli addetti al volantinaggio seguiti col Gps, o l’operazione shushi nell’ambito della ristorazione.