FABRIANO – Legambiente manifesta perplessità in merito alla gestione dell’affioramento nel Parco Gola della Rossa e di Frasassi di Genga. «Preoccupazione per le conseguenze sul territorio. Necessario tavolo di confronto tra tutti i portatori di interesse».
Continua a suscitare polemiche la situazione che si è venuta a creare a Genga. «A seguito della richiesta del comune di Genga, su istanza delle Ferrovie, di rimuovere un’emergenza geologica costituita da un grande affioramento di scaglia rossa calcarea sul versante sinistro del monte san Pietro, sopra la frazione Palombare di Genga, in quanto potenzialmente pericolosa per il centro abitato e per la ferrovia, Legambiente Marche, unitamente al Circolo di Circolo Legambiente Valle dell’Acquarella di Fabriano, manifesta la propria contrarietà, in quanto l’attività estrattiva potrebbe arrecare un notevole danno all’ambiente e al territorio», si legge nella nota di Legambiente.
«Chiediamo agli organi competenti, in un’ottica di tutela dell’ambiente e delle nostre bellezze naturali, di aprire un tavolo di confronto sulle possibili soluzioni da adottare senza compromettere l’assetto geologico del Parco, che veda la partecipazione di Istituzioni, RFI, associazioni ambientaliste, periti ed esperti e di tutti i portatori di interesse. Riteniamo che tali attività estrattive, proprio perché dall’importante impatto ambientale e ricadenti in aree naturali protette, debbano essere sottoposte necessariamente a studi approfonditi e a una valutazione di impatto ambientale (VIA). Per la messa in sicurezza dell’affioramento, inoltre, crediamo sia possibile l’utilizzo di soluzioni alternative all’attività estrattiva, senza distruggere questo masso situato all’interno di un bosco di particolare valore naturalistico e ambientale del Parco Gola della Rossa”, proseguono dall’Associazione ambientalista.
«In base a quanto stabilito dalla L.R. 71/1997, l’attività estrattiva non può essere esercitata in alcune zone specifiche, come aree protette e boschi vicine a corsi d’acqua, aree sottoposte a vincolo idrogeologico e paesaggistico o che rappresentano di rilevante interesse ai fini della biodiversità vegetazionale. Le operazioni di scavo possono comportare il verificarsi di un’alterazione permanente della morfologia dei luoghi e di taluni elementi dell’ecosistema interessato nonché del paesaggio, possono inoltre implicare – si conclude la nota – modificazioni dell’idrografia superficiale e delle acque sotterranee ed infine possono compromettere la stabilità dei versanti».