GENGA – «Ci sono ipotesi che non sono risolutive in termini di sicurezza, che hanno tempi biblici di realizzazione e costi tre volte superiori, quindi sperpero di denaro pubblico». È secca la replica del sindaco di Genga, Giuseppe Maderdoni, in merito alla situazione emergenziale per lo sperone di roccia – almeno 15 metri per un peso di quasi 20 mila tonnellate – reso instabile dal sisma dell’agosto-ottobre 2016 sul monte San Pietro. Il masso è bloccato dalla ricca vegetazione del monte. Oltre a minacciare le case, l’enorme sperone di roccia potrebbe abbattersi su un tratto di strada comunale, la linea ferroviaria e la SS76.
Al momento, poiché ci sono alcune diatribe, non si è proceduto alla sua demolizione. Quattro famiglie residenti a Mogiano di Pontechiaradovo hanno ricevuto l’ordinanza di sgombero e sono fuori casa da prima del Natale scorso.
«Non ho mai assicurato che c’erano altre soluzioni. Ci sono ipotesi da valutare in fase di progettazione, ma alcune non sono risolutive e costano di più e molto tempo è necessario per la realizzazione. Si sta organizzando un incontro a breve termine, con tutti gli Enti interessati, per trovare la soluzione definitive e migliori», le parole del primo cittadino di Genga.
Intanto, il 16 gennaio scorso, è stata riaperta la strada comunale delle Grotte di Frasassi, che è stata interdetta al traffico veicolare, ma anche a ciclisti e pedoni, dal 9 gennaio. Un masso, grande quanto un’autovettura di media cilindrata, rischiava di sfondare le reti di protezione e cadere sulla strada.
«Durante alcuni lavori di ripulitura delle reti a sbalzo messe a protezione della strada comunale di Frasassi e lavori per installare un secondo sistema di rete in alcuni punti critici, la ditta che sta eseguendo il tutto si è accorta della pericolosità di un masso. È stata portata sul posto tutta l’attrezzatura necessaria per la riduzione controllata della grandezza del masso. E, quindi, si è proceduto a portare via i detriti».
Oltre alla carreggiata stradale, in corrispondenza del masso instabile, vi erano anche le tubature dell’acqua e del gas-metano, «per questo si è trattato di un’operazione – ha concluso il sindaco di Genga – molto articolata e complessa».