GENGA – La proposta di legge che modifica la gestione del Parco Naturale Gola della Rossa e Frasassi è stata approvata insieme alla legge di bilancio di previsione durante l’ultima seduta dell’anno del Consiglio regionale e non mancano le polemiche fra il sindaco di Genga, Marco Filipponi, e gli attuali vertici istituzionali di gestione dell’nte. Il primo cittadino gengarino ha dichiarato, «il comitato di indirizzo dei sindaci è un palliativo; è solo un organo consultivo e non è stato mai convocato, almeno da giugno 2019, da quando sono stato eletto». Secca la prima replica. «Agli atti ci risulta invece, che il comitato di indirizzo sia stato convocato diverse volte, così come risulta registrata la presenza del primo cittadino di Genga ad alcune riunioni dello stesso Comitato e tra l’altro risulta anche il suo voto sempre favorevole. Per la superficialità ed il pressappochismo che evidenziano, le dichiarazioni di Filipponi ci lasciano esterrefatti, e ci domandiamo se sia soltanto un fatto di memoria, oppure non abbia compreso pienamente a quale organismo istituzionale stesse partecipando e che cosa stesse votando in quelle occasioni».
La polemica
Quest’ultimi ricordano che nel corso dell’ultimo anno «più volte abbiamo interloquito con la Commissione consiliare regionale competente in materia, proponendo e presentando ufficialmente una modifica statutaria relativa al funzionamento del comitato dei Sindaci, finalizzata a dare maggiore rappresentatività e potere gestionale ai Sindaci di quei comuni che non avessero ritenuto di partecipare all’Unione Montana, nonché l’allargamento agli stessi della giunta. Purtroppo, né il Sindaco di Genga, né i componenti della terza commissione consiliare permanente, hanno ritenuto opportuno confrontarsi sull’argomento, perdendo di fatto l’occasione per trovare una soluzione che bilanciasse la questione di rappresentatività democratica e la questione economico-finanziaria, senza metterle sullo stesso piano come invece erroneamente afferma il Sindaco Filipponi».
E ancora: «Infatti, anche noi riteniamo che non debbano essere sacrificati i principi stabiliti dall’ordinamento in rappresentanza democratica, ma siamo anche coscienti dei costi necessari per rispondere, quotidianamente, nel pieno rispetto delle Leggi, alle esigenze delle collettività residenti».
Comunque, «al di là delle questioni di rappresentatività, dobbiamo puntare ad elevare la qualità dei rappresentanti e al contempo non si può far finta che certe operazioni non comportino costi, anche elevati, per l’intera comunità. Infatti, stiamo parlando di un soggetto istituzionale – il Parco – che non ha mai dovuto fare ricorso a contributi straordinari per appianare squilibri di bilancio. Ci sembra doveroso sottolinearlo, perché la Regione non ha mai dovuto intervenire con sostegni straordinari grazie ad una attenta gestione messa in atto attraverso l’Unione Montana, che ha rappresentato fino ad ora un sistema virtuoso di ottimizzazione e razionalizzazione delle risorse umane e finanziarie sempre più esigue che vengono messi a disposizione», si conclude la nota.