GENGA – Uno sperone di roccia reso instabile dal sisma dell’agosto-ottobre 2016 al centro di una diatriba che vede coinvolti il comune di Genga, Ferrovie dello Stato e alcune associazioni ambientaliste. Ma, per il momento, a farne le spese di questo impasse sono cinque famiglie residenti a Mogiano di Pontechiaradovo che trascorreranno le ormai imminenti festività natalizie, fuori casa.
Alcuni giorni fa, infatti, è stata firmata un’ordinanza di sgombero che impone ai residenti di lasciare la propria abitazione. Questo perché vi è un enorme sperone di roccia sul monte San Pietro che, un anno fa, il terremoto ha reso instabile. Il masso – almeno 15 metri per un peso di quasi 20 mila tonnellate – è bloccato dalla ricca vegetazione del monte. Oltre a minacciare le case, l’enorme sperone di roccia potrebbe abbattersi su un tratto di strada comunale, la linea ferroviaria e la SS76.
La prima segnalazione su questa situazione estremamente pericolosa era stata fata dalle Ferrovie dello Stato nell’aprile scorso, proponendo come soluzione, la demolizione controllata attraverso l’utilizzo di mine. Idea sposata anche dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco, Giuseppe Maderdoni e approfondita, alcune settimane fa, in una riunione della conferenza dei servizi alla quale hanno partecipato Protezione Civile, Parco Frasassi, Rfi e Anas.
Quando sembrava tutto deciso, è arrivato lo stop da parte della Soprintendenza delle Marche che ha invece proposto di ingabbiare la roccia con una rete paramassi. Il Comune di Genga ha presentato ricorso. In attesa dell’esito, le famiglie hanno ricevuto l’ordinanza di sgombero.
Sulla questione si registra, infine, la netta presa di posizione dell’Alleanza delle Associazioni Ambientaliste Marchigiane di Fondo Ambiente Italia Marche, Forum Paesaggio Marche, Gruppo di Intervento Giuridico Marche, Italia Nostra Marche, Lipu Marche, Lupus in Fabula, Pro Natura Marche, Terra Mater, WWF Marche.
«Non si può far saltare in aria una bellissima emergenza geologica costituita da un grande affioramento di scaglia rossa calcarea sul versante sinistro del monte san Pietro, sopra la frazione Palombare di Genga, per il fatto che potrebbe essere pericolosa per l’abitato e per la ferrovia. L’affioramento è all’interno di un bosco di roverella e carpino nero e si potrebbe benissimo posizionare una rete paramassi sotto di essa senza distruggere questa emergenza geologica, oltretutto anche sito di nidificazione di rapaci rupicoli. Come associazioni ambientaliste – concludono – chiediamo che, visto anche il parere negativo già espresso dalla Soprintendenza in merito a tale intervento, si salvi questa importante emergenza geologica paesaggistica all’interno del parco Gola della Rossa e Frasassi».