GENGA- Sul marmo all’ingresso della Sala Abisso Ancona sono scolpiti i nomi degli speleologi che scoprirono le Grotte di Frasassi: la placca è stata scoperta ieri pomeriggio, in una cerimonia che ha coinvolto tutti i partecipanti al Congresso ISCA a Genga-Frasassi.
È stata una cerimonia emozionante. Quarantasette anni dopo si è raccontato a tutti quel 10 ottobre del 1971, quando un gruppo di adolescenti speleologi, con un pizzico di incoscienza e tanta voglia di passare alla storia, andò ad accendere una torcia nel buio ultra-millenario della montagna di Frasassi.
Il telo che copriva la targa di marmo è stato sollevato da Barbara Bruffa e da sua figlia Giulia, rispettivamente figlia e nipote di Coriolano Bruffa, primo Presidente del Consorzio Grotte di Frasassi, riconosciuto da tutti come “the visionary of the Frasassi Caves”. Coriolano ha infatti reso Frasassi-Genga un luogo di attrazione e di turismo.
Ad organizzare l’evento il Consorzio Grotte di Frasassi, in presenza del sindaco di Genga Giuseppe Medardoni, il Vicepresidente del Consorzio Grotte di Frasassi Riccardo Strano e gli scopritori Fabio Sturba, Fabio Bentivoglio, Giuseppe Gambelli, Giorgio Lacopo, Costantino Cioffi, Maurizio Bolognini, Giovanni Cieri, Leonardo Rotini, Stefano Fiori, Rolando Silvestri e Claudio Santolini. In ricordo degli speleologi Roberto Ragaglia, Riccardo Bartolucci e Piero Pazzaglia, scomparsi negli ultimi anni, sono intervenuti i familiari.
«Il territorio di Frasassi sarà sempre grato a questi ragazzi – ha esordito il sindaco Medardoni – che con una loro intuizione hanno per sempre cambiato il destino di questi posti».
La targa rappresenta il «segno tangibile di un doveroso ringraziamento agli scopritori – ha proseguito il Vicepresidente del Consorzio e Chairman del Congresso ISCA Riccardo Strano -. Un tributo a chi, con spirito d’avventura e di ricerca, ha fatto di Genga-Frasassi una destinazione turistica internazionale».
Maurizio Bolognini, il primo a calarsi dentro le Grotte di Frasassi ricorda il momento in cui «lanciammo il sasso dentro quella voragine oscura. Cinque interminabili secondi di silenzio, poi il rintocco sulle rocce sottostanti. Capimmo subito che ci trovavamo sopra qualcosa di molto grande».