Ancona-Osimo

Giardini e area ex Crass realtà da riscoprire, grazie anche al nuovo progetto Posatour

Il quartiere dell'ex manicomio, con accesso da viale Cristoforo Colombo, è una miniera di scoperte non solo naturalistiche, che potrà essere valorizzato anche con il futuro percorso pedonale che lo collegherà a Posatora

I portici dell'ex Crass di Ancona

ANCONA – L’area ex Crass di Ancona è un luogo speciale, un caleidoscopio di storie, ricordi e scoperte che testimonia un passato che non c’è più. Centoventi anni di vicissitudini non solo anconetane, attraverso terremoti e guerre, che ancora oggi si erge a memoria delle migliaia di vicende che lo hanno animato per circa un secolo. Dapprima come ospedale psichiatrico, poi negli ultimi vent’anni come contenitore plurivalente, oggi area verde ricca di testimonianze, al confine tra la città e la campagna che sale verso Posatora. L’ex Crass farà parte, tra l’altro, del Posatour, un progetto che nei giorni scorsi è stato votato dalla cittadinanza ed è risultato vincitore insieme a quello del Planetario del parco del Gabbiano di Torrette: un percorso ecoturistico ad anello che collegherà, appunto, l’ex Crass con Posatora. Ecco l’esito di una passeggiata all’interno dell’area insieme a Paolo Belelli e a Gilberto Stacchiotti, promotore, il primo, e sostenitore, il secondo, del progetto Posatour. La visita riguarda solo il percorso relativo all’ex Crass, perché poi un cancello chiuso impedisce l’accesso al sentiero che conduce verso via Cupa e Posatora.

Il viale alberato che accoglie il visitatore subito dopo il cancello d’ingresso posto in via Cristoforo Colombo subito dopo il distributore di benzina, porta all’edificio che era la residenza del direttore dell’ospedale, al piano superiore, mentre sotto c’erano gli uffici e la biblioteca. Oggi accoglie il centro di coordinamento provinciale e il centro operativo del Corpo Forestale dello Stato che fa capo ai Carabinieri. Al suo fianco due altri edifici, un tempo destinati ai pazienti paganti, che oggi ospitano l’Arpam. Tutto l’ex Crass, va ricordato, è andato progressivamente in disuso come ospedale psichiatrico dopo la legge Basaglia del 1978 che impose la chiusura dei manicomi. La struttura, però, ha parzialmente continuato a ospitare alcuni pazienti fino al 1999, anno in cui è stata definitivamente chiusa e destinata ad altro. Oggi, come detto, ospita gli uffici dell’Arpam, quelli del Corpo Forestale dei Carabinieri, ma anche quelli del Noe e dei Nas, sempre dei Carabinieri, quindi due asili nido, una scuola di musica e il Teatro del Canguro, con accesso diretto, però, da via Maggini, che comincia proprio in prossimità del teatro. Inoltre diversi padiglioni sono utilizzati dall’Asur, come, per esempio, quello della medicina del viaggiatore. 

Proseguendo dal viale d’ingresso, dietro alla prima struttura si trovano gli edifici che un tempo ospitavano, da una parte gli alloggi dei medici, dall’altra la farmacia, il pronto soccorso e la camera operatoria, palazzine che fanno da contorno al primo giardino, quello che ospita una gigantesca magnolia e altri alberi ad alto fusto, ma anche numerose altre piante e diversi rosai rampicanti. Poi sedici padiglioni, disposti in posizione simmetrica rispetto all’asse longitudinale, otto a destra e altrettanti a sinistra, un tempo rigidamente divisi tra reparti psichiatrici al femminile e al maschile, oggi separati solo da dei portici che servono da accesso alle diverse palazzine. Sono tutte di fine Ottocento, – il progetto originario del 1901, realizzato in tre anni, è opera dell’ingegnere Alessandro Benedetti della Provincia di Ancona e tiene conto delle teorie più innovative dell’epoca in fatto di trattamento della salute mentale – ma gran parte degli edifici è stato danneggiato e poi ristrutturato, prima in occasione del terremoto del 1930 e poi durante i bombardamenti del 1943 in cui, tra l’altro, persero la vita molte persone, ricordate con delle lapidi commemorative poste di fianco a numerosi portoni.

Il manicomio si presenta con una forma che ricorda le caserme dell’epoca, un piccolo quartiere di dieci ettari ai margini della città stessa. In fondo, oltre ai due edifici che risalgono agli anni Settanta, comincia quella che un tempo era la cosiddetta colonia agricola, tredici ettari fino a qualche anno fa coltivati da una cooperativa, lungo la collina che sale fino alla casa rossa, edificio dell’Asur. La struttura residenziale e riabilitativa fino a poche settimane fa era ancora utilizzata, ma è stata dichiarata inagibile e sgomberata proprio in seguito al recente terremoto. Dal cancello sottostante partirebbe il percorso pedonale che porta a via Cupa e a Posatora, ma quel cancello ora è chiuso, proprio per impedire l’accesso alla casa rossa che si scorge sul colle. 

Le aree verdi della città-giardino sono una scoperta nella scoperta: tanti alberi, non solo quelli centenari, rendono l’area una specie di parco naturale. Ci sono giganteschi tigli, in cui si possono notare le basse potature di un tempo, che servivano per ombreggiare le zone frequentate dai pazienti, e poi con gli anni lasciati crescere verso l’alto come dei candelabri. In un’altra zona ci sono i gelsi, e ovunque platani, mentre in fondo, in mezzo agli edifici più recenti, alcuni ippocastani anch’essi enormi e con circa un secolo d’età. E poi la magnolia centenaria che sovrasta le palazzine del primo giardino, e ancora i cipressi, i lecci, i pini, i banani piantati nell’area verde di fronte alla chiesetta, le palme. Un tempo i giardini dell’ospedale ospitavano oltre seicento tipi di piante diverse: il giardinaggio, infatti, al pari della coltivazione dei tredici ettari della colonia agricola, faceva parte di un percorso di recupero dei tanti pazienti che erano ospitati qui. Ma nell’ospedale psichiatrico, a scopo curativo erano svolte anche altre attività, c’erano fabbri, calzolai, falegnami e sarti ed era stata creata anche una serra per la coltivazione di piante medicinali. Un’oasi contornata da edifici perlopiù sobri, in mattoni faccia a vista, molti ristrutturati e utilizzati come già visto, altri chiusi e in disuso, come l’ex lavanderia che sorge su un lato, in una palazzina con uno stile diverso da tutto resto e risalente al Ventennio. Il progetto Posatour porterà nuova attenzione nei confronti dell’area e chissà che, in futuro, Ancona e i suoi cittadini, ma anche i turisti, non possano frequentare e scoprire questa zona ancora di più e meglio, grazie anche ad altre iniziative.