Jesi-Fabriano

Un gin jesino conquista la medaglia di bronzo all’IWSC di Londra

Si chiama JGin ed è interamente made in Marche, prodotto da Michele Campana e Laura Durastanti. Tra le botaniche utilizzate c'è anche la foglia di vite del Verdicchio

Michele Campana e Laura Durastanti

JESI – È jesino il gin che ha conquistato il terzo gradino del podio all’International Wine & Spirit Competition di Londra, nella categoria più prestigiosa riservata al distillato di ginepro, quella del London Dry gin. Si chiama JGin, dove J sta per Jesi ma strizza anche l’occhio alla facilità di pronuncia internazionale del nome e lo producono Michele Campana e Laura Durastanti che hanno centrato l’importantissimo risultato nella sfida che in passato ha visto trionfare per due volte il Verdicchio Balciana dell’azienda Sartarelli, altra eccellenza del territorio.

JGin è un London Dry artigianale interamente made in Marche: tutti gli ingredienti utilizzati per la sua preparazione, infatti, sono rigorosamente a km zero, dalle sei botaniche che compongono la sua formula, fino al tappo della bottiglia, ogni elemento proviene dalla regione e, per quanto possibile, è di origine bio: tra le botaniche utilizzate, oltre all’obbligatorio ginepro, spiccano il sambuco, la rosa mosqueta, la foglia di fico, il tarassaco e, soprattutto, la foglia di verdicchio, un tocco di marchigianità e di «vallesinità» per questo gin. Jesino ma internazionale, visto che le sue caratteristiche regionali non gli hanno affatto impedito di eccellere nella categoria più difficile, all’International Wine & Spirit Competition, e cioè nella versione più pura e tradizionale del distillato, il London Dry gin. Un po’ come se un produttore inglese avesse realizzato uno dei migliori verdicchio dell’anno.

JGin nasce quasi per caso. «Durante il lungo lockdown della pandemia – racconta Michele Campana, appassionato di distillati ed erbe spontanee e officinali – da entusiasti di cucina, vini e liquori, io e mia moglie Laura abbiamo voluto cimentarci nella produzione del gin, con un’idea di base: come il verdicchio esprime tanto sulla tavola, può esprimere altrettanto in un distillato».
Le 460 bottiglie confezionate lo scorso ottobre, e numerate, per assicurare la tracciabilità e la qualità del prodotto, sono andate esaurite in poco tempo. «Abbiamo voluto fare una produzione di piccoli lotti – spiega ancora Michele Campana – per poter garantire una distillazione quasi perfetta». Ma presto ne sarà imbottigliato un nuovo lotto, anche per rispondere alla richiesta crescente dopo il riconoscimento ottenuto a Londra.