ANCONA – Giornata europea della cultura ebraica, ad Ancona maratona di eventi con visite alle sinagoghe di via Astagno e spettacoli in musica con Simona Lisi e Caterina Pontradolfo. Un mix di cultura e poesia, senza dimenticare la storia ebraica che ha inevitabilmente segnato il territorio marchigiano.
Ad Ancona, «la Comunità ebraica, un tempo, era molto numerosa, una tra le più importanti. Adesso, invece, siamo rimasti circa in 120». Questo è attualmente il numero degli iscritti, come conferma il presidente della Comunità di Ancona, Marco Ascoli Marchetti.
«Nel 1999, l’Unione europea ha istituito questa giornata col fine di far diventare la cultura ebraica, come le altre, patrimonio dei cittadini e della comunità. Lo scopo, insomma, era farla diventare patrimonio comune. Così, si è dato vita a questa giornata che viene celebrata in tutta Europa. Quest’anno – prosegue Ascoli Marchetti – è dedicata alla bellezza. In passato, i temi sono stati svariati, dalla musica all’arte, passando per la letteratura, il cinema e la cucina».
E ancora: «Voglio fare mie le parole del ministro alla cultura, Gennaro Sangiuliano, che giorni fa, a Loreto, ha detto che ˈnon c’è bellezza se non c’è gioia, pace e serenitàˈ. Ecco, la bellezza non è solo una questione estetica, ma di tanti altri fattori. Di stato d’animo disponibile, aperto, in pace con sé e con gli altri. Il significato profondo è un sentimento di pace che deve pervadere le persone».
Tanti gli eventi per celebrare la Giornata europea in tutte le Marche: iniziative sono previste a Jesi, ma anche a Fano, Senigallia, Urbino e Fermo, con un evento della durata di ben dieci giorni: «Ad Ancona, le visite alla sinagoga (senza prenotazione) inizieranno alle 9.30 per terminare alle 17. Poi, alle 18.30, via allo spettacolo di poesia, danza e musica con le interpreti Simona Lisi e Caterina Pontradolfo».
Fino all’Unità d’Italia, anche ad Ancona esistevano i ghetti ebraici. «Si trovavano sul colle Astagno, nei pressi delle sinagoghe. Era questa la parte di città più densamente abitata dalla comunità, dove adesso – per intenderci – ci sono corso Stamira, via Astagno e via Lata, fino quasi in piazza del Papa, comprese le zone intorno al porto».
«Poi – prosegue il presidente – a seguito della chiusura del ghetto, conseguentemente all’Unità d’Italia la popolazione ebraica ha potuto abitare in ogni luogo, anche se già prima dell’Unità d’Italia gli ebrei erano comunque ben integrati nel tessuto cittadino. Però, dopo, hanno finalmente potuto scegliere dove risiedere con più tranquillità».