Ricorre oggi, come ogni terza domenica di novembre, la Giornata Mondiale ONU dedicata al ricordo delle Vittime della Strada, tutte quelle persone che hanno perso la vita e coloro che a seguito di un incidente stradale si ritrovano oggi a fare i conti con la disabilità.
L’Europa ha aderito a questa giornata riconoscendo la gravosità del problema e sottolineando come sia forte la necessità di un impegno collettivo da parte di tutti gli automobilisti e delle istituzioni in sinergia tra loro, per migliorare la situazione. Le iniziative sono molte e questa giornata offre anche lo spunto per proporre a chi governa le soluzioni più efficaci.
Nelle Marche, da questo punto di vista, si sono potuti riscontrare dei dati positivi, visto il calo registrato delle vittime della strada di più del 50% rispetto alla media nazionale dal 2001 ad oggi; ma l’attenzione non deve calare perché solo nell’ultimo anno si contano 96 morti e quasi 8000 feriti da incidente stradale, con Ancona in vetta per numero di vittime.
Calzante e persuasiva la testimonianza dell’ex Vice Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Riccardo Nencini rilasciata all’Aivis, Associazione Italiana Vittime e Infortuni della Strada, una Onlus senza scopo di lucro che tutela e assiste gratuitamente le vittime della strada e i loro cari:
«È ancora dentro di me il ricordo di quella giornata di marzo. Non un ricordo nitido, anzi un’immagine confusa e senza contorni spazio-temporali, piuttosto un lampo che ha squarciato con violenza una piovosa giornata di inizio primavera. L’incidente, la degenza in ospedale, la riabilitazione, i segni che ancora porto, la presenza di tante persone che si sono preoccupate, ognuna a modo suo, di dimostrarmi affetto e vicinanza: è ciò che mi resta di un periodo tra i più difficili della mia vita.
Da quel momento tutto è cambiato. Non parlo tanto di una riduzione della mia attività, che a dire il vero, dopo i primi difficili mesi nei quali ho dovuto recuperare a pieno le mie funzioni, si è intensificata, quanto di un cambio di prospettiva, di un nuovo ordine alle priorità.
Posso ritenermi un uomo fortunato – ha proseguito – perché quel giorno, viste le condizioni della strada e le dinamiche dell’incidente, ci sarebbero potute essere conseguenze ben più gravi. Per me e per gli uomini della scorta che mi accompagnavano. È proprio da questa convinzione che il mio approccio alla vita quotidiana è cambiato, si è rimodulato sulla consapevolezza che in un lampo tutto ciò che abbiamo costruito pensando sempre al domani può finire. Per caso, per colpa di una pozza d’acqua, di una piccola distrazione, della fretta di voler arrivare prima. Sembra retorica ma sono certo che chi condivide con me esperienze del genere possa comprendere le mie parole. Sono grato all’Aivis di ospitare questa mia breve riflessione e credo che tenere alta l’attenzione sulle tematiche relative alla sicurezza delle nostre strade sia un compito di fondamentale importanza.
«La strada – ha aggiunto Nencini – è il percorso che ci collega da un luogo fisico all’altro, è anche un simbolo di libertà; la letteratura e la cinematografica sono piene di opere che individuano nel nastro d’asfalto la via verso nuove esperienze, un filo che srotoliamo alle nostre spalle, un qualcosa che ci obbliga a guardare solo in avanti. Ma la strada può tradirci, segnare il nostro corpo e la nostra anima, come ben sanno tutti coloro che hanno perso familiari e persone care in tragici incidenti.
Dobbiamo fare ancora molto per la sicurezza delle nostre strade, soprattutto rafforzare l’educazione ed il rispetto per le regole. Viaggiare in auto su una strada è una delle tante forme in cui si esercita la convivenza civile, visto che, purtroppo, buona parte delle nostre giornate le trascorriamo seduti al volante o come passeggeri di mezzi pubblici e privati. Il grado di civiltà di un popolo si misura anche da come questo popolo guida, da come rispetta gli altri e le norme che compongono il codice della strada.
Dobbiamo davvero fare di più – ha concluso l’ex Vice Ministro dei trasporti – soprattutto per i nostri figli, a partire da quella piaga che è la guida in stato d’ebbrezza che ogni anno fa un numero spropositato di vittime, dall’uso del cellulare, dall’utilizzo della cintura di sicurezza come primo gesto da compiere, dal mantenimento di una velocità consona alla tipologia della strada che percorriamo. L’educazione stradale riguarda tutti e anche se non potrà mai ridurre a zero gli incidenti sarà sempre e comunque l’unica prevenzione possibile per non mettere a rischio la nostra vita.».