ANCONA – Oggi, 11 dicembre, si celebra la Giornata internazionale della montagna (IMD), istituita dalle Nazioni Unite nel 2002. L’obiettivo dell’IMD è far crescere una maggiore consapevolezza sullo sviluppo sostenibile delle regioni montane e per questo si rivolge a diverse fasce di pubblico, in particolare a coloro che non sono consapevoli dell’importanza delle montagne per la salute ecologica del mondo e il benessere di miliardi di persone. Per l’Italia è una giornata importante, considerato che i parchi e le aree protette hanno nella montagna uno dei loro cuori pulsanti.
Carlo Bifulco, direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, il turismo è ripartito?
«Sì, in particolare il turismo giornaliero. Ci sono anche tante persone che vengono nei fine settimana, anche se i pernottamenti sono limitati rispetto alla situazione precedente al terremoto. Numerosi titolari di alberghi, investendo soldi propri, hanno delocalizzato le proprie attività in strutture di legno temporanee, ma queste non hanno la capienza degli alberghi, quindi attualmente si è lontani da avere un patrimonio ricettivo per i turisti pari a quello che c’era prima del terremoto. Nonostante ci siano meno posti disponibili, comunque sono tante le persone che vengono nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini nei weekend e c’è chi viene anche con il camper».
Anche i rifugi hanno subito danni. A che punto è la situazione?
«Con i finanziamenti del Ministero dell’Ambiente, al posto dei rifugi danneggiati, a Colle di Montegallo e a Cupi di Visso sono state installate delle soluzioni prefabbricate. Anche in questi casi, i posti disponibili sono minori. Se nei rifugi c’erano 50 posti, in queste strutture temporanee ci sono dai 12 ai 18 posti letto. Al momento stiamo lavorando per installarle un’altra a Colle le Cese. Siamo nella zona lungo il grande anello dei Sibillini, che è quella di richiamo internazionale. I due rifugi che hanno resistito sono quelli di Fiastra e di Garulla di Amandola, mentre gli altri hanno subito danni e devono essere ricostruiti».
Da dove provengono i turisti?
«Esistono vari tipi di flussi. Ci sono coloro che vengono
per mangiare e provengono dalle zone vicine, dal Lazio, dall’Abruzzo, dalla costa delle Marche e dai capoluoghi dell’Umbria. Poi c’è un turismo che si dedica all’escursionismo e le persone provengono da tutte le ragioni d’Italia, ma anche dall’estero. Le richieste che ci arrivano dall’estero riguardano le escursioni di lungo percorso, per questo abbiamo voluto chiedere i finanziamenti e il Ministero ce li ha dati, per aprire la ricettività lungo il grande anello. Adesso il grande anello ha solo una deviazione tra Montegallo e Arquata del tronto, sempre per motivi di sicurezza, ma è completamente percorribile. A luglio addirittura tre generazioni si sono messe in cammino: un signore con i suoi due figli e il padre, insieme al loro cane».
Quali sono le zone che soffrono maggiormente?
«Le aree che hanno subito più danni, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita, che si trovano su una faglia del terremoto del 30 ottobre 2016, ma anche Norcia e Preci. La zona che si trova lungo la costa dei monti Sibillini che guarda verso il mare ha subito danni, ma non pesanti come quelli nelle aree più interne».
C’è ancora molto da fare?
«Il turismo è ripartito grazie agli investimenti dei privati e ai finanziamenti diretti del Ministero dell’Ambiente, mentre i finanziamenti del commissario straordinario per la ricostruzione ancora non li abbiamo visti ed è per questo che ancora alcuni rifugi non sono stati recuperati. Noi abbiamo avuto due decreti per il finanziamento e la ristrutturazione di due rifugi, ma non sappiamo ancora chi è il responsabile del procedimento di questi finanziamenti».
Sentieri e luoghi da scoprire. Recentemente quali sono stati riaperti?
«Dopo il terremoto, noi abbiamo la gestione di una parte della rete della sentieristica dei Sibillini: un sentiero natura più un sentiero escursionistico per ogni Comune più il grande anello. Avevamo interdetto per motivi di sicurezza il 20% della rete totale. Adesso, grazie al lavoro di revisione che stiamo facendo con il nostro personale, stiamo riaprendo i sentieri dove le condizioni di pericolo sono diminuite. Ad esempio è stato riaperto quello sul monte Bove che parte da Frontignano e che permette di vedere i camosci. Aperto anche un altro che da Frontignano arriva alle sorgenti del fiume Tenna. Da qui poi bisogna tornare indietro perché nella zona dell’Infernaccio ci sono ancora problemi di stabilità di massi. Questi due sentieri erano chiusi e sono stati riaperti. Altre tratte sono ancora interdette perché pericolose e siamo in attesa dei finanziamenti, chiesti due anni fa al commissario straordinario per la ricostruzione, ma che non sono ancora arrivati».
State lavorando per riaprirne altri?
«Sì e stiamo individuando altre deviazioni. A breve renderemo note le nuove aperture. Tutte le informazioni sulla percorribilità dei sentieri si trovano sul nostro sito Internet, dove c’è una mappa aggiornata, in cui sono segnalati i tratti aperti e chiusi».
Lo studio del motore di ricerca per case vacanza Holidu ha stilato una lista dei Parchi nazionali più belli d’Italia e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini si è piazzato al sesto posto. È un ottimo riconoscimento?
«Certamente, fa piacere sapere che chi cerca case in affitto per rimanere nei parchi nazionali, scelga il parco dei Sibillini. Nonostante sia stato colpito dal terremoto, è un ulteriore riconoscimento della politica che il Parco sta portando avanti sullo sviluppo sostenibile del turismo. Proprio la settimana scorsa siamo stati premiati con il rinnovo della Carta Europea del Turismo Sostenibile a Bruxelles e il parco dei monti Sibillini che, è stato il primo parco a volersi certificare a livello europeo per la sua attività di turismo sostenibile, ha avuto il quarto rinnovo. La Carta è un accordo tra operatori del settore turistico, Enti locali e Parco per sviluppare iniziative sostenibili. Grazie soprattutto alle risorse degli operatori turistici abbiamo messo insieme 99 progetti per un budget di circa oltre 20 milioni di euro».