Quattro giovani, tra i 18 e i 21 anni, si sono resi responsabili di un gravissimo atto vandalico ai danni del PalaMenotti di Montemarciano, palestra dove si allenano i ragazzini del territorio affiliati alla società sportiva Upr e dove fanno ginnastica gli alunni dell’Istituto comprensivo Montemarciano-Marina. Hanno devastato, allagato e danneggiato la struttura, rendendola inagibile con costi di manutenzione che ora superano i 60.000 euro.
I carabinieri della Stazione di Montemarciano li hanno subito individuati e denunciati. Ma questo è solo l’ultimo episodio, in ordine di tempo, che mostra l’altra faccia di una generazione “contro”. Contro le regole, contro le famiglie, contro le istituzioni, contro i loro stessi coetanei. Ne abbiamo parlato con il comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri Cristian Carrozza.
«Non so se il fenomeno dei danneggiamenti che si stanno verificando in questo periodo sia legato al lockdown, ma da un punto di vista statistico stiamo assistendo a una riduzione del 17% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Bisogna poi vedere che tipo di danneggiamento prendiamo in considerazione, ci sono alcuni finalizzati a loro stessi come nel caso del palazzetto dello sport di Montemarciano dove alcune persone sono entrate e hanno provocato dei danneggiamenti solo per il gusto di danneggiare quella struttura, e poi ci sono altri danneggiamenti che conseguono altri reati come ad esempio chi entra in una struttura pubblica per rubare le monetine da un distributore di alimenti».
Il colonnello evidenzia come gli autori dei recenti atti vandalici perseguiti dai carabinieri e scoperti, non siano giovanissimi, ma ragazzi dai 18 ai 21 anni e che molti di loro, figli di una generazione iperconnessa, commettano questi reati per poi vantarsene in rete, sui social o su canali di messaggistica. Insomma, internet incide in maniera pesante nella vita dei nostri ragazzi e nella loro condotta. «I video e l’essere costantemente in rete incidono quando i ragazzi commettono dei reati con l’idea iniziale di postarli in rete come un trofeo – spiega ancora il comandante provinciale dell’Arma -; taluni hanno come unico scopo nella commissione di questi atti, il metterli in rete e darne ampia diffusione. Oggi quelle che possono sembrare delle bravate, sono in realtà dei reati che il codice penale punisce con la reclusione fino a 3 anni. Chiunque commette queste bravate con l’intento di vantarsene sui social, sappia che in realtà ci sono delle conseguenze in cui possono incorrere».
L’Arma in questo gioca un ruolo fondamentale, non solo con la vigilanza capillare e costante sul territorio, ma anche con un lavoro di prevenzione e informazione. «Spesso i nostri rappresentanti hanno incontri nelle scuole con i ragazzi ai quali ricordano quali sono le conseguenze delle loro azioni, non solo riferito ai danneggiamenti, ma anche l’abuso di alcol quando si guida un mezzo. La nostra attenzione è volta a prevenire ancora prima che reprimere».
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Tanti gli episodi balzati alle cronache in questo periodo, pensiamo ai ragazzini terribili che la scorsa estate hanno danneggiato gli chalet del lungomare di Senigallia, o quelli che appena due settimane fa saltavano ubriachi sui tettini delle auto in sosta alla stazione di Senigallia; i minorenni che hanno messo a ferro e fuoco il Parco del Vallato di Jesi o quelli che si sono introdotti dentro all’istituto superiore Salvati di Monte Roberto, danneggiando i locali e incendiando le fioriere. «Mancano consapevolezza di sé e soprattutto delle reali conseguenze in cui possono incorrere – conclude il Colonnello Carrozza – c’è grande sottovalutazione dei danni reali che i loro gesti possono causare».