GENGA – Continuano le polemiche su quale sia la soluzione migliore per lo sperone di roccia – almeno 15 metri per un peso di quasi 20 mila tonnellate – reso instabile dal sisma dell’agosto-ottobre 2016 sul monte San Pietro a Genga. Il masso è bloccato dalla ricca vegetazione del monte. Oltre a minacciare le case, l’enorme sperone di roccia potrebbe abbattersi su un tratto di strada comunale, la linea ferroviaria e la SS76. Al momento, poiché ci sono alcune diatribe, non si è proceduto alla sua demolizione. Quattro famiglie residenti a Mogiano di Pontechiaradovo hanno ricevuto l’ordinanza di sgombero e sono fuori casa da prima del Natale scorso.
A intervenire, ora, è il comitato Riprendiamoci la strada. «Negli ultimi giorni sono emerse due novità: il rischio crollo era stato segnalato dalle Ferrovie già dal 2015; il Sindaco di Genga, Giuseppe Maderdoni, ammette che è possibile un intervento conservativo e di messa in sicurezza dello sperone, e che rispetto al farlo esplodere, si tratta solamente di una differenza di costi e di tempi».
Quindi, una serie di interrogativi. «Perché dal 2015 non è stato fatto nulla dall’Amministrazione comunale di Genga? Perché negli atti ufficiali dell’Amministrazione comunale si fa riferimento solo ai terremoti del 2016 e non a situazioni preesistenti? Perché l’Amministrazione comunale, da anni, e tanto più dal 30 ottobre 2016 (in cui si è verificata la scossa di magnitudo 6.5), non ha posto immediatamente in essere alcun intervento, ma si è attivata solo dal 28 agosto 2017, incaricando uno studio geologico di fare delle verifiche? Perché l’Amministrazione comunale ha tenuto per anni in condizioni di pericolo abitanti, e quanti passavano per la strada comunale, disponendo lo sgombero delle abitazioni e la chiusura della strada solo l’11 dicembre 2017? Perché si è temporeggiato fino ad oggi, quando lo sperone poteva già da tempo essere messo in sicurezza con sistemi conservativi, e si arriva a dichiarare improvvisamente uno stato di emergenza, in cui si vuol praticare (come è scritto nel verbale della Conferenza dei Servizi del 29 novembre 2016) come unica soluzione possibile la demolizione? Perché, considerato lo stato di pericolo evidenziato dalle relazioni tecniche, contestualmente allo sgombero degli abitanti e chiusura della strada comunale, non si è ad oggi proceduto anche alla chiusura della statale 76 e del tratto di linea ferroviaria?».
Secondo il comitato, «la sicurezza delle persone viene prima di tutto, ma sempre e subito, non all’improvviso dopo anni. Così non si tutelano né i cittadini, né il paesaggio. Pretendiamo che chi ha responsabilità pubbliche faccia della trasparenza e dell’informazione nei confronti dei cittadini una pratica quotidiana. E quindi ci aspettiamo la risposta alle nostre domande».