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Good bank, conto salato per il Fondo

Banca Marche, CariChieti, Banca Etruria e CariFerrara tingono di rosso i conti del Fondo Nazionale di Risoluzione per le banche, che dopo la messa in risoluzione delle 4 banche, nel novembre 2015, è formalmente divenuto il proprietario delle ‘good bank’ sorte sulle ceneri dei vecchi istituti in dissesto

Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia, a Roma

Banca Marche, CariChieti, Banca Etruria e CariFerrara tingono di rosso i conti del Fondo Nazionale di Risoluzione per le banche, che dopo la messa in risoluzione delle 4 banche, nel novembre 2015, è formalmente divenuto il proprietario delle “good bank” sorte sulle ceneri dei vecchi istituti in dissesto.

Il Fondo di Risoluzione, gestito dalla Banca d’Italia ma separato da questa e alimentato dagli istituti di credito nazionali, chiude infatti il 2016 con una perdita di 2,59 miliardi di euro. Ha pesato l’operazione di cessione delle quattro banche con l’integrale svalutazione delle quote per 1,4 miliardi e un esborso a titolo definitivo stimato tra 1 e 1,1 miliardi per la ricapitalizzazione degli enti “ponte” oltre al rilascio di garanzie sui rischi. Per fronteggiare le esigenze finanziarie derivanti dalla gestione delle “good bank”, lo scorso 8 marzo Banca d’Italia ha chiesto alle banche il versamento delle due annualità (1,526 miliardi) richiamate a dicembre 2016.

Lo si legge nel rendiconto del Fondo Nazionale di risoluzione, reso noto oggi. Nel documento, si precisa che la cessione delle 4 good bank ha comportato forti perdite per il Fondo a causa di svalutazioni e ricapitalizzazioni visto che gli istituti sono stati ceduti formalmente a 1 euro ai futuri acquirenti, Ubi per Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti, Bper per CariFerrara.

La cessione delle quattro banche, oltre alla totale svalutazione delle partecipazioni (1,423 mld), porterà per il Fondo un esborso stimato tra 1,001 e 1,100 milioni, somma delle ricapitalizzazioni (770-810 milioni) delle tre bridge bank destinate a Ubi e di Nuova Carife (231-290 milioni) per la cessione a Bper. Verranno anche rilasciate garanzie su rischi legali e di violazione delle rappresentazioni contrattuali e su tutti i rischi relativi alla cessione delle sofferenze e delle altre attività. È poi previsto il riconoscimento di un ritorno economico a fronte dei benefici fiscali potenziali e di plusvalenze sul recupero dei crediti deteriorati oggetto di cessione. Un altro esborso, al momento non determinabile, sarà costituito dall’apporto di mezzi per le eventuali esigenze di rafforzamento dei mezzi propri della Rev Gestione Crediti, la spa costituita il 18 dicembre del 2015 per ricevere in carico e valorizzare i crediti deteriorati delle quattro banche.

Il resoconto del Fondo ripercorre poi il processo di vendita delle quattro banche, iniziato a gennaio 2016 e terminato con la cessione a Ubi e a Bper. Nel testo si ricorda come dopo l’invito alla manifestazione di interesse a gennaio 2016, le offerte non vincolanti pervenute a maggio sono state 11. Esaurita la “due diligence”, i potenziali acquirenti hanno inviato tre offerte vincolanti: due per l’acquisto delle quattro banche ponte (bridge banks) e delle relative partecipate, e una per l’acquisto delle sole controllate assicurative di Banca Etruria.

Le offerte «ricevute sul complesso delle quattro banche sono state ritenute irregolari», in quanto non conformi ai requisiti e alle condizioni stabiliti per la procedura di vendita. Quindi ad agosto è stata avviata una procedura negoziata. Nel termine previsto sono pervenute due offerte, alle quali si sono aggiunte alcune manifestazioni di interesse. Sulla base delle valutazioni condotte dal consulente legale della procedura, «il contenuto di tali offerte non è risultato conforme ai criteri indicati», e anche la procedura negoziata si è quindi conclusa con un esito negativo. «In considerazione della necessità di realizzare con urgenza il programma di risoluzione – spiega il Fondo – e tenuto conto che una nuova procedura negoziata con bando di gara non avrebbe garantito alcuna ragionevole prospettiva di risultato positivo, visto il risultato delle fasi precedenti, si è ritenuto di proseguire nella ricerca di acquirenti mediante trattative bilaterali e parallele». «Secondo le valutazioni effettuate nel dicembre 2016 – si legge ancora nel documento – e considerando le informazioni disponibili, l’offerta presentata da UBI Banca, non comprensiva di Nuova Carife, è risultata preferibile in quanto idonea a minimizzare l’onere complessivo a carico del Fondo; di conseguenza le trattative si sono successivamente concentrate su tale offerta».