Attualità

I disoccupati a Fabriano superano quota 5.000

I dati del Centro per l'impiego fotografano una situazione allarmante in un lasso temporale compreso fra il 2010 e il 2016. Sono migliaia i posti di lavoro persi. E per quest'anno, con la fine della mobilità, si potrebbe avvicinare quota 6.000 disoccupati

La bacheca del Centro per l'impiego

FABRIANO – Si sfonda ufficialmente la soglia psicologica dei 5mila disoccupati a Fabriano. Negli ultimi sei anni, l’aumento è stato superiore al 50 per cento. Sulla popolazione attiva, fra i 14 e i 65 anni, la percentuale arriva, in città, molto più vicina al 30 per cento che al 20. Se, poi, al dato della disoccupazione si aggiungono i lavoratori in mobilità, si avvicina addirittura la soglia dei 6mila lavoratori iscritti al Centro territoriale per l’impiego. E il sommare i due dati non è affatto una forzatura visto che quando termina la mobilità, si passa immediatamente nella lista degli iscritti disoccupati. Una media, dunque, molto superiore al dato nazionale.

Sono numeri impietosi quelli del Ciof di Fabriano e che ben fotografano la crisi che dal 2008 sta continuando ad attanagliare il comprensorio fabrianese. Una crisi che da economica ha fatto presto a diventare occupazionale. Una emorragia di posti di lavoro che ha leggermente rallentato, ma non più di tanto.
I freddi numeri, dal 2010 e aggiornati al 31 dicembre del 2016, fanno registrare 3.216 disoccupati (1.795 donne e 1.421 uomini) domiciliati a Fabriano e iscritti al Ciof a fine 2010. Al 31 dicembre del 2011, un leggero incremento, a 3.294 unità (1.842 donne e 1.452 uomini). A fine 2012, si sale a 3.615 (2.029 donne e 1.586 uomini). La soglia dei 4mila disoccupati è stata sfondata a fine 2013: 4.078 (2.296 donne e 1.782 uomini). Una vera ecatombe si è registrata a fine 2014, con gli iscritti al Ciof che sono saliti a 4.940 unità (2.727 donne e 2.213 uomini). Dato in leggerissima controtendenza a fine 2015, con 4.882 (2.695 donne e 2.187 uomini) disoccupati, dunque in diminuzione. Ma, ecco, che a fine 2016, si torna a crescere, con ben 5.025 (2.794 donne e 2.231 uomini) iscritti nelle liste del Ciof. Un altro non certo invidiabile traguardo tagliato a livello di disoccupazione.

Se si allarga l’orizzonte a tutto il territorio coperto dal Ciof, vale a dire Arcevia, Cerreto D’Esi, Genga, Sassoferrato, Serra San Quirico, oltre naturalmente a Fabriano, addirittura si arriva a superare la soglia degli 8mila disoccupati. I dati per anno scorporati sono: 5.274 (3.047 donne e 2.2227 uomini) iscritti al Ciof a fine 2010; 5.485 (3.189 donne e 2.296 uomini) a fine 2011; 5.984 (3.433 donne e 2.551 uomini) a fine 2012; 6.633 (3.791 donne e 2.842 uomini) a fine 2013; 7.542 (4.234 donne e 3.308 uomini) a fine 2014; 8.410 (4.125 donne e 4.285 uomini) a fine 2015; 8.288 (4.578 donne e 3.710 uomini) a fine 2016.
Da notare, dunque, che a livello comprensoriale, la disoccupazione a fine dello scorso anno, seppur di poco, è scesa. Ma questo trend sembrerebbe riguardare gli altri centri, ma non Fabriano.

Centro per l’impiego

Un’altra tabella interessante e indicativa delle difficoltà occupazionali è quella relativa agli avviamenti e cessazioni (dimissioni+licenziamenti) di posti di lavoro in tutto l’ambito territoriale di riferimento del Ciof di Fabriano. Nel 2010 a fronte di 9.915 avviamenti, le cessazioni sono state 10.639, saldo negativo pari a 724 unità; nel 2011: 9.554 avviamenti e 10.398 cessazioni, saldo negativo pari a 844 unità; nel 2012: 9.911 avviamenti e 10.878 cessazioni, saldo negativo pari a 967 unità lavorative; nel 2013: 9.220 avviamenti e 10.329 cessazioni, un saldo negativo pari a 1.109 unità; nel 2014: 8.875 avviamenti e 11.015 cessazioni, addirittura il saldo negativo è pari a 2.140 posti di lavoro in meno.

Negli ultimi due anni, seppur restando sempre negativi i saldi, l’emorragia sembra aver rallentato. Infatti, nel 2015 a fronte di 9.784 avviamenti, le cessazioni sono state 10.775, con saldo negativo pari a 991 unità. A fine 2016, infine, a fronte di 8.913 avviamenti, le cessazioni sono state 9.663. Con un saldo negativo pari a 750 unità lavorative. Non si può, però, non considerare come questa frenata di perdita di posti di lavoro possa essere, in realtà, solo apparente. Probabile, infatti, che i posti di lavoro persi sono in diminuzione semplicemente perché non ci sono più posti di lavoro da perdere in un territorio nel quale sono tantissime le attività che hanno chiuso.

Ultimo dato sul quale riflettere è quello relativo alla mobilità in tutto l’ambito territoriale del Ciof di Fabriano.
Il dato di stock a fine 2010 faceva registrare 911 lavoratori in mobilità, 408 donne e 503 uomini; a fine 2011: si scende a 855 lavoratori in mobilità, 383 donne e 472 uomini; a fine 2012, ulteriore decrescita con 830 lavoratori in mobilità, 430 donne e 400 uomini; a fine 2013, il dato scende a 749 lavoratori in mobilità, di cui 384 donne e 365 uomini. Il dato si impenna vertiginosamente a fine 2014 con 1.196 lavoratori in mobilità, 553 donne e 643 uomini. Torna a scendere, di poco, a fine 2015 attestandosi a 1.101 lavoratori in mobilità, 556 donne e 545 uomini. La diminuzione si rafforza fine 2016 quando è pari a 891 lavoratori in mobilità, di cui 394 donne e 497 uomini.
Questi i dati del Ciof di Fabriano che, nota a margine, tengono conto della nuova normativa prevista dal Jobs-act che, effettivamente, sembra aver prodotto qualche lieve miglioramento dai numeri solo nell’anno di entrata in vigore, 2015, dopo questo effetto e sfumato. A testimonianza di ciò, questa riflessione che, ante riforma del mondo del lavoro, erano considerati disoccupati – e, dunque, iscritti alle liste dei Centri per l’impiego – tutti quei lavoratori che non raggiungevano la soglia di 4.500 euro di reddito se lavoratori autonomi, o 8.000 euro di reddito se lavoratori dipendenti.

Con il Jobs-act, invece, il precario – seppur per pochissimi giorni – viene considerato un occupato. I dati indicati dal Ciof, dunque, tengono conto di questa nuova normativa. E, ne consegue, che il numero dei 5mila disoccupati potrebbe, facendo tara dei lavoratori estremamente precari, essere ancora più alta.