Crescono in maniera esponenziale le imprese guidate da donne nella nostra regione. Se nel 2010 erano in tutto 27.554, l’anno scorso erano 35,491, ben 7.937 in più (il 23,5% del totale). Meno positivi i dati dell’ultimo anno, resi noti da Cna Marche, che ha visto anche le imprenditrici pagare il conto alla crisi. Tra il 2015 e il 2016 infatti le imprese femminili delle Marche sono passate da 35.862 a 35.491 (-371), un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale.
«Le nuove imprese femminili – afferma Emilia Esposito presidente di Cna Impresa Donna – sono cresciute soprattutto nel mondo digitale e tra le startup innovative. Inoltre l’universo delle imprese femminili ha vissuto in questi sei anni un processo di terziarizzazione con un forte incremento di aziende guidate da donne nei servizi ed una sostanziale stazionarietà nei comparti manifatturieri. Le capacità imprenditoriali delle donne si sono fatte valere soprattutto nel turismo, nei servizi sociali, nella cultura e nell’enogastronomia».
Altro dato positivo, un quarto delle imprese sono guidate da under 35. E sono quelle più dinamiche e innovative. Per quanto riguarda i settori, un’impresa marchigiana su quattro tra quelle a guida femminile si occupa di commercio all’ingrosso o al dettaglio mentre il 23 per cento è attivo in agricoltura, silvicultura e pesca. Dodici imprenditrici su cento guidano aziende manifatturiere, soprattutto nella moda ma anche nella meccanica, nell’alimentare e nel mobile. Sul territorio regionale il maggior numero di imprese femminili si ha nella provincia di Ancona (9.750) seguita da Macerata (8.295) e da Pesaro e Urbino (7.858). Sad Ascoli Piceno le imprese guiodate da donne sono 5.077 e a Fermo 4.511.
«Per crescere ancora e cogliere i notevoli margini di sviluppo che le imprese femminili hanno nella nostra regione – sostiene Esposito – occorre investire nella loro creatività e nel loro coraggio, sostenendo la creazione e lo sviluppo delle imprese rosa, promuovendo le imprese femminili nei settori più innovativi, investendo nella formazione, rafforzando i servizi alla famiglia e migliorando l’accesso delle imprese femminili al credito. Tutti elementi che fino ad oggi hanno penalizzato le donne che hanno deciso di fare impresa e ne hanno frenato la crescita che avrebbe potuto essere ancora maggiore».