ANCONA – Pandemia, guerra, rincari energetici, inflazione. Il percorso a ostacoli per il rilancio dell’economia si complica ogni giorno che passa. L’assessore regionale alle attività produttive, Mirco Carloni, recentemente ha affermato che le Marche debbano dare un nuovo modello economico di riferimento.
Annarita Pilotti, presidente di Assocalzaturifici e Ad di Loriblu, secondo lei quale dovrebbe essere questo modello?
«Ma quale modello se siamo tagliati fuori dal mondo?».
In che senso?
«Siamo dei gran lavoratori. Non siamo meno di nessuno, non ci risparmiamo in lavoro e fatica. Ma a livello logistico siamo messi male: non abbiamo un aereo che va a Milano, ma ne abbiamo che vanno in Sicilia. Però se arrivano dei buyer a Milano non sappiamo come portarli nelle Marche».
Quindi partiamo già svantaggiati rispetto ad altre regioni?
«Certamente. Se guardiamo subito a nord di noi vediamo un’Emilia Romagna che già a livello logistico ha una marcia in più».
E se guardiamo a sud?
«Vediamo un Abruzzo che con l’area di crisi complessa post-terremoto ha imprese che hanno ricevuto uno sgravio fiscale sul lavoro del 30%, mentre la nostra area terremotata no. Quindi non possiamo essere competitivi per certi versi né con il nord, né con il sud».
Il tessuto produttivo lamenta una maggiore difficoltà di accesso al credito. Un altro ostacolo al rilancio dell’economia?
«Assolutamente sì. Un problema soprattutto per le imprese che fanno terzismo, perché prima devono investire per pagare i fornitori. Le banche fanno difficoltà a concedere finanziamenti e il tutto si complica».
Reshoring: l’assessore Carloni afferma che sia una direttrice su cui puntare. Lei che ne pensa?
«In realtà le aziende stanno già rientrando. Anzi, sono rientrate dopo il primo lockdown perché hanno capito che così è più facile avere un controllo diretto sul prodotto».
Il sostegno economico alle imprese, in che modo dovrebbe avvenire?
«Sicuramente non abbiamo bisogno di assistenzialismo. Carloni dice che non si devono dare soldi a pioggia, condivido. Però insisto nel dire che debbano essere sostenute maggiormente le piccole e medie imprese che fanno terzismo, perché se non ci fossero queste realtà molte altre aziende sarebbero chiuse».
Come ridare fiducia alle imprese?
«Con la concretezza, con i fatti. Prima di tutto mi auguro che tutti i soldi in procinto di arrivare dall’Europa vengano spesi bene e che gli appalti vengano affidati ad imprese serie».
E come ridare fiducia ai giovani rispetto al futuro?
«Partendo dal presupposto che ci sono giovani e giovani, purtroppo vedo dilagare una poca predisposizione alla gavetta. Le nuove generazioni, pur senza generalizzare, vogliono tutto e subito. Noi eravamo quelli dediti al sacrificio. Ad ogni modo la speranza per i giovani viene dalla preparazione, dalla costanza e della formazione. Bisogna insistere su questi punti. E poi tanta gavetta».